I casi di Favara e Agrigento sono emblematici.
Emblematici perché mettono a nudo il re, senza se e senza ma, rendendo chiara una situazione che non solo mostra una difficile soluzione per ripristinare un briciolo di dignità ad un cittadino sempre più sommerso dalla munnizza, ma adesso vede anche contrapposti una serie di correnti politiche pronti ad agguantare un posto di prestigio nel consiglio di amministrazione dell’Ato Rifiuti. Il tutto per dire qui ci sono io e metto la bandierina blu.
Lo scontro è decisamente violento, le liti sono sotto gli occhi di tutti (anche se si vogliono nasconderle). Poi, vedi caso, nel corso delle riunioni viene a mancare il numero legale e le discussioni (o i bordelli veri e propri) vengono rimandati a data da destinarsi.
Intanto Favara e Agrigento soffrono lo strano comportamento che in questo particolare momento assumono il raggruppamento di imprese che gestisce il servizio: Sea-Iseda.
A breve dovranno (?) essere assunti altre 36 unità per dare man forte ai già precari operatori ecologici. Non dobbiamo essere noi a stabilire se queste assunzioni siano di natura politico-clientelari o di curricula di tutto rispetto dove dovrebbe emergere la meritocrazia.
Certo, se le assunzioni saranno di tipo clientelare (vedi il gran casino scoppiato a Girgenti Acque) il responso non sarà così roseo per come ci si aspetta.
Una volta ricevuto il favore, chi parlerà in futuro contro gli eventuali disservizi? Non solo il piacere, ma anche la presa per i fondelli? A chi dovrebbe essere addebitata una eventuale colpa di gravi disservizi dopo aver ricevuto un “grosso favore”? Mutu tu, mutu iu e le città sono una pattumiera a cielo aperto.
E quindi, strade sporche, vie piene di cumuli di immondizia, gravi problemi igienico sanitari che con il caldo aumentano sensibilmente. Di chi sarà la colpa?
Non si capisce bene, infatti, come mai l’Iseda a Varese, con un numero di operai decisamente inferiore rispetto a quello di Agrigento, vanta di essere una delle prime imprese qualitative della Lombardia mentre ad Agrigento, con molti operai in più, si vive di fatto nella merda.
L’ex sindaco Firetto non ha avuto la possibilità di raggiungere il terzo step della differenziata perché non è stato riconfermato primo cittadino. E così, la nuova amministrazione sta pensando di assumere nuove 36 unità che dovrebbero dare manforte agli attuali operai. Un fatto, questo, che suscita enormi perplessità. L’unico dato certo è che tutto ciò provoca ancora un grave disagio agli utenti agrigentini che dovranno pagare ulteriormente questi soldi che danno di sicuro più profitto alle imprese che gestiscono il (dis)servizio; e nel frattempo ingrassa quella politica che cerca di mettere bandierine a destra e a manca. Prima l’acqua, adesso nella munnizza. Sono sempre gli stessi personaggi. Si accerta il fatto criminoso delle assunzioni ad ogni piè sospinto e non si riesce a trovare la contropartita. Saranno dei mecenati? Saranno dei benefattori? Saranno dei santoni? Ma per favore, dai. Ed essendo ancora liberi continuano imperterriti a cercare di mettere i propri tentacoli ovunque.
Agrigento è in procinto di assumere 36 nuove unità con costi che, inevitabilmente, graveranno sulle spalle degli agrigentini. Altro che riduzione delle tariffe! Le bollette più care d’Italia continueranno a pagarsi proprio dalle nostre parti.
Le imprese hanno vinto le loro belle gare e avrebbero dovuto garantire il servizio per la città al 100/%. Ma quando mai! Ogni giorno un problema, un nuovo sciopero, un nuovo disservizio, una nuova protesta e una nuova montagna di rifiuti.
Occhio a queste nuove situazioni che si stanno venendo a creare. Queste assunzioni, che dovranno essere vagliate attentamente da chi di competenza, non porteranno quasi certamente una miglioria al servizio della raccolta della spazzatura.
E noi, come dei coglioni, mentre entra in scena la più classica azione della politica-clientelare, continuiamo a pagare profumatamente un servizio che ogni mattina ci fa trovare la spazzatura in ogni angolo della nostra città.
Ma si può continuare così, tra il silenzio complice di tutti?