Ormai è un vero e proprio hobby attaccare le Istituzioni. Adesso è il turno dell’eroico segretario comunista Nino Cuffaro

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Tra i più illuminati denigratori delle Istituzioni mancava solo lui, El Nino, meglio conosciuto come Nino Cuffaro (eufemismo direbbe l’ex avvocato Giuseppe Arnone…), il nuovo che avanza, un vecchio e storico compagno di quella sinistra che gli ha riconosciuto, nel corso degli anni, soltanto qualche cotillons. Mai incarichi importanti, mai un ruolo di spessore, mai una figura di prima linea.

L’incarico massimo ricevuto dalla sinistra, non sforando mai il confine provinciale (cioè che si ferma a Santa Margherita del Belice) è l’attuale: segretario cittadino del partito.

Come i lettori di questo giornale ricorderanno, ci siamo rifiutati categoricamente di dare notizie e documentazioni filmati relativamente alla marcia contro la crisi idrica. Il tutto perchè eravamo convinti (e cominciano ad arrivare le misere conferme) prima che si trattasse di una squallida manifestazione politica organizzata dalla sinistra e dai sindacati più morbosamente attaccati ad essa (esclusa la povera gente che è andata li perchè davvero non ne può più, fottendosene che si trattasse di una protesta politica), ed in secondo luogo perchè c’erano degli obiettivi da colpire, meglio consacrati come il sindaco di Agrigento e Sua eccellenza il Prefetto. Colui il quale, invece ha osato presentarsi alla manifestazione per stare (comunque) vicino alla gente, il presidente dell’Aica Settimio Cantone, ha rischiato il linciaggio ed è stato fatto allontanare (per precauzione) dalla Digos.

E poi la chiesa, nella persona di Don Mario Sorce che oggi, dopo le sue performance nei due cortei, può benissimo prendere il posto di Padre Ralf in quell’Uccelli di rovo che tanto incantò il popolo italiano. Il tutto, nonostante le “raccomandazioni” di un uomo saggio, l’Arcivescovo Mons. Alessandro Damiano, il quale nel cuore del corteo ebbe a dire: “Mi raccomando, non protestate contro qualcuno, ma protestate contro la crisi idrica”. Brutto presentimento…

Un film già visto, un déjà vu ampiamente previsto e oggi più che mai siamo felici di non aver partecipato ad una manifestazione prettamente politica dove il suo capetto locale, El Nino, non ha voluto ascoltare le parole del Saggio Uomo di cui sopra, ed emulando le gesta eroiche di un altro denigratore che appartiene al Codacons, si dichiara “deluso dal comportamento del Prefetto e sta vicino alle posizioni del capo provinciale del sindacato, Fofò Buscemi, Cgil, e delle stesso Don Mario” al quale, Sua Eccellenza il Prefetto, ha commesso il “reato punibile con l’ergastolo” di ricordargli che “alcune sue dichiarazioni avrebbero potuto provocare preoccupanti tensioni fra i protestanti”. Insomma, come farebbe un buon padre di famiglia, più esperiente del figliolo, e per il quale si cerca sempre di indirizzarlo per la retta via.

Ma quale retta via? Il principale tutore dell’ordine della provincia di Agrigento non può e non deve rilasciare sacrosante raccomandazioni perchè altrimenti Nino Cuffaro, non ci sta e lo “redarguisce” con una sorta di…ma come si permette??? E sciorina tabulati di solidarietà nei confronti dei due malcapitati finiti sotto le “grinfie di quel cattivone che è il Prefetto”.

Ce ne mancavano di nobili signori in questa disgraziata città, ed ecco arrivare lui, che si è autoproclamato il tribuno del popolo, il difensore degli oppressi, insomma, un Ninuzzu delle meraviglie che Agrigento aspettava con ansia.

E adesso una raccomandazione; fiato alle trombe di partiti e partitini, sindacati e sindacatini, comitati e comitatini, i quali, in queste circostanze, si mobilitano ruffianamente e pietosamente per porgere solidarietà al segretario comunista e al Padre Ralf locale, “attaccati da questo giornale”.

Poveretti, vero?

SOLIDARIETÀ A DON MARIO SORCE E AD ALFONSO BUSCEMI (segretario generale della CGIL di Agrigento)

A conclusione della partecipatissima manifestazione per l’acqua (che io ricordi, la più numerosa ed importante che si sia svolta in citta) tenutasi ad Agrigento lo scorso 2 agosto, una delegazione degli organizzatori, come da richiesta avanzata in precedenza, avrebbe dovuto incontrare il prefetto di Agrigento per consegnargli un documento con le richieste del movimento.

In un primo tempo, il prefetto ha accettato l’incontro mettendo, però, il veto sulla presenza del segretario generale della CGIL Alfonso Buscemi, adducendo come motivo un non meglio precisato diverbio del segretario della CGIL con un agente di polizia.

Di fronte al rifiuto del movimento di accettare l’inammissibile discriminazione, a manifestazione sciolta, il prefetto è tornato sui suoi passi accettando di incontrare la delegazione nella sua interezza, quando già alcuni si erano allontanati.

L’incontro, allora, si è svolto tra don Mario Sorce, in rappresentanza dei manifestanti, e il prefetto, che lo ha accolto, attorniato da giornalisti delle testate locali, in modo non proprio cordiale, rivolgendogli le pesanti accuse di aver rilasciato dichiarazioni che avrebbero aizzato, a suo dire, la folla contro le istituzioni.

Dispiace molto constare come il prefetto, persona equilibrata, si sia reso protagonista di due infortuni sgradevoli.

Una prima volta pensando di spaccare il movimento, cercando di escludere dalla delegazione il rappresentante del sindacato più grande, l’organizzazione che nella storia di lotte per la difesa dei più deboli ha il suo fondamento.

Una seconda volta attaccando inopportunamente don Mario.

Il prefetto dovrebbe riconoscere che se l’esasperazione delle persone, a volte senza rifornimento di acqua per più di un mese, è stata tenuta sotto controllo, il merito principale sta proprio nel senso di responsabilità delle organizzazioni che hanno partecipato alla creazione del movimento per l’acqua: hanno saputo indirizzare la protesta nei canali della partecipazione democratica, pacifica e rispettosa delle istituzioni.

Ciò forse non sarebbe successo, e le conseguenze avrebbero potuto essere problematiche per l’ordine pubblico, se lo spontaneismo anarchico della folla avesse preso il sopravvento.

Pertanto, massima solidarietà e rispetto a don Mario Sorce e ad Alfonso Buscemi, nonché apprezzamento per l’attività svolta.

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