Questa mattina i carabinieri del Nucleo Investigativo di Caltanissetta hanno dato esecuzione all’ordinanza emessa dal gip che dispone gli arresti domiciliari e l’interdittiva dall’esercizio di attività professionale nei confronti di Giuseppe Calì, 46enne di San Cataldo. Contestualmente sono state notificate a quattro operatori della struttura misure interdittive del divieto di esercitare la professione presso comunità alloggio.
Il provvedimento è partito da una indagine condotta da personale del Nucleo Investigativo, coordinato dalla procura di Caltanissetta, per accertare le responsabilità della morte della 87enne di Santa Caterina Villarmosa. Un decesso apparso da subito anomalo. Alla donna, immobilizzata a letto, le venivano somministrati dei medicinali, in dosi maggiori, per farla stare tranquilla. Dal successivo esame autoptico e tossicologico è emersa una somministrazione del farmaco a base di promazina, psicofarmaco neurolettico che si prescrive ai pazienti con problemi schizofrenici e molto agitati, somministrato poche ore prima del decesso per aritmia maligna.
Nel corso delle indagini sono stati raccolti elementi circa la responsabilità dell’amministratore, in concorso con un’altra persona al momento ignota, per aver omesso di assumere un infermiere professionale per l’applicazione delle terapie farmacologiche ai clienti della struttura. Accertati “altri comportamenti gravi ai danni di ricoverati, le numerose irregolarità sulla gestione della struttura, sull’assistenza agli anziani, sulla somministrazione delle terapie farmacologiche nonchè sul trattamento umano”.
Così il colonnello Daidine, comandante provinciale dei carabinieri di Caltanissetta: “Gli anziani in quella casa di riposo venivano trattati in maniera disumana”