Giovanni Lo Faro, carabiniere del nucleo radiomobile si è tolto la vita nella caserma di corso Calatafimi a Palermo. Aveva 43 anni. Una tragedia per i colleghi che hanno scoperto il corpo del militare privo di vita. L’uomo si è impiccato.
Sono intervenuti i sanitari del 118 che non hanno potuto fare altro che constatare la morte.
L’uomo non avrebbe lasciato messaggi né lettere con le motivazioni del suo gesto.
Il SIM, Sindacato Italiano Militari, ha così commentato la tragedia: “Giovanni era un giovane Appuntato Scelto dei Carabinieri, ben voluto da tutti, capace, serio e altamente professionale. Al 13° RGT Friuli Venezia Giulia di Gorizia sono ancora intorpiditi dalla triste notizia, proprio i colleghi dove Giovanni ha trascorso gran parte della propria carriera prima di approdare al Nucleo Radiomobile di Palermo, dove alla stessa stregua era già riuscito a catturare l’affetto e la stima da parte di tutti. Da nord a sud la notizia ha devastato i cuori di tutti i colleghi, che si stringono attorno la famiglia per lenire il dolore che deriva da questa infame tragedia. Un pensiero alla sua piccola di 17 mesi, alla compagna, alla famiglia tutta. La sua voglia di combattere l’aveva espressa anche associandosi al SIM Carabinieri, segno evidente di una voglia di rivendicare i diritti di chi, come lui, ha bisogno di attenzioni. Purtroppo nessun segnale premonitore, nulla che potesse far capire cosa aveva in mente, nulla da poter fare per Giovanni. Riposa in pace Caro Giovanni”.
Le motivazioni del suicidio non sono ancora conosciute anche perché l’uomo non avrebbe lasciato nessun messaggio o lettera ai familiari. “Ormai sembra che indossare una divisa – ha commentato all’Agi la criminologa Antonella Cortese, vice presidente dell’Osservatorio nazionale dei diritti e della salute dei militari e forze dell’ordine – sia l’equivalente di mettersi addosso una pesante armatura con un soffocante elmo che limita lo sguardo attorno a noi e partire per una solitaria battaglia con la consapevolezza di non farcela già in partenza”. La dottoressa ha spiegato che da tempo sta seguendo con attenzione il preoccupante fenomeno dei suicidi fra le forze armate: “Almeno un caso a settimana, a volte di più – spiega – una strage silenziosa delle divise che va fatta conoscere il più possibile”.