Passeggiata archeologica. Ceramica

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Nella ceramica un’immaginifica visione, dalla metafora apparente,  di un itinerario nella Valle dei Templi, una passeggiata archeologica tra le opere dell’arte classica.

La ceramica “Passeggiata archeologica” in terracotta smaltata, (misure: cm. 10×14) che ho avuto occasione di realizzare, insieme ad altri oggetti alcuni anni fa, in un laboratorio del vicentino, vuole indicare per immagini, la sintesi di un itinerario nella Valle dei Templi

Una sintesi di simboli, un itinerario fantastico tra le opere dell’arte classica e dintorni; dintorni perché il Pino di Pirandello, (con l’urna cineraria nella roccia sottostante), si trova in località Caos, poco oltre  in uno sperone della costa, affacciato sul mare, verso occidente.

L’itinerario può partire dalle pale di ficodindia, pianta sempre presente nel paesaggio, che un frutto all’interno dolce e succoso in  una miriade di piccoli semi, mentre all’esterno, forse a difesa delle sue  bontà, e pieno di  spine aculei, in quantità.

A destra il Tempio della Concordia in una visione singolare: sei colonne doriche sulla facciata, con la trabeazione, il  frontone e il timpano.

Costruzione in tufo arenario che con la complicità dei raggi dorati del tramonto offre in un momento  un’immagine unica, un ricordo perenne.

A fianco due conci disgiunti,  resti archeologici.

Poi il Pino di Pirandello, come lo ricordiamo  di  quando stava sulla costa marina del Caos; nell’ autunno del 1997, a causa di un fortunale, perse la chioma

Luigi Pirandello giovinetto, all’ombra del pino e  difronte al vasto mare, che chiamò africano, fantasticava e immaginava i percorsi che avrebbe compiuto nella sua esistenza. Tornò altre volte a meditare, ma volle tornare sotto quel pino, scrisse nel testamento, in cenere e dentro un’urna, e murato in una rozza pietra del Caos.

Scendendo nell’itinerario un Vaso Attico. Sono opere di grande bellezza compositiva nell’immagine incisa, e sono di fine qualità nella materia. La forma del vaso è nella tradizione classica, composta ed essenziale.

Sono vasi del V secolo a.C., e Il Museo Archeologico di Agrigento, anch’esso nella Valle, ne conserva alcuni magnifici esemplari.

Nella base le colonne spezzate del tempio di Hera Lacinia o Giunone e poi un piccolo vaso per gli unguenti. Ancora un piatto che sarà stato istoriato e con dei bei disegni  di bella fattura.  Ora il Telamone, una figura imponente posta a reggere le possenti trabeazioni e le mura del grandioso Tempio di Giove.

Nel sito vi sono le tracce per affermare che il Tempio di Giove è stato il più grande e imponente di tutti i templi  dell’antichità.

Ritorniamo ai fichidindia che verdeggiano lungo le coste e negli angoli di strade e contrade; sono un perenne arredamento di verde, un’incantevole soluzione cromatica, insieme ai mandorli e ulivi, nell’arsura dell’estate siciliana.

Al centro del riquadro non vi è immagine, vi abita il pensiero e il ricordo di questa singolare  passeggiata archeologica.

Toto Cacciato

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