Confisca da record, da 127 milioni di euro, per evasione fiscale a carico di un imprenditore leader nel settore alberghiero e della ristorazione nella Sicilia occidentale.
Misura patrimoniale da record: la sezione Misure di prevenzione della Corte d’Appello di Palermo ha confermato la confisca dei beni, stimati in 127 milioni di euro, a carico dell’imprenditore di Marsala, Michele Angelo Licata, 59 anni. Lui è stato leader nella Sicilia occidentale nel settore alberghiero e della ristorazione, ed è stato bersaglio di un’indagine della Guardia di Finanza per evasione fiscale. In primo grado il Tribunale di Trapani ha disposto un parziale dissequestro di quanto già sequestrato il 26 novembre del 2015. Poi, su ricorso della Procura, la Corte d’Appello ha sospeso la provvisoria esecutività del dissequestro, ritenendo ricorrente il pericolo che, restituendo circa la metà del patrimonio sequestrato all’imprenditore, poi dei beni sequestrati non vi sarebbe stata più traccia. Adesso la Corte d’Appello, oltre alla confisca, ha confermato anche la pericolosità sociale di Michele Angelo Licata, e gli ha applicato la misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale. L’evasione fiscale contestata al gruppo Licata (ovvero Iva e tasse non pagate tra il 2006 e il 2013) è stata stimata da Procura e Guardia di Finanza in circa 6-7 milioni di euro. In primo grado, nel 2016, Licata è stato condannato dal Tribunale di Marsala a 4 anni e 5 mesi di reclusione per evasione fiscale, truffa allo Stato e malversazione. Poi, nel 2020, in secondo grado, con la prescrizione della truffa allo Stato e l’assoluzione per la malversazione, la Corte d’Appello ha ridotto la condanna a 2 anni e 6 mesi. Lo scorso gennaio, in un altro processo scaturito dallo stesso filone investigativo, la Corte d’Appello ha confermato a Michele Licata la condanna a 5 anni di reclusione che il 18 marzo del 2021 il Tribunale di Marsala gli ha inflitto per auto-riciclaggio.
Nella rete del sequestro e poi della confisca vi sono 10 società, 3 imprese individuali e relative aziende, tra alberghi, lussuose sale ricevimento, resort con piscine e centro benessere, ristoranti, stabilimenti balneari e altre strutture ricettive, alcune molto note e frequentate come Delfino, Delfino Ricevimenti, Roof Garden e Rubi. E poi 75 fabbricati, 257 terreni, 23 autoveicoli, 71 conti correnti bancari con depositi di circa 6 milioni di euro, 6 polizze vita del valore di 4,6 milioni di euro e partecipazioni societarie. I confiscanti hanno commentato: “Si tratta della più imponente misura di prevenzione patrimoniale per ‘pericolosità fiscale’ a livello nazionale non relativa a beni di mafia”.
Angelo Ruoppolo (Teleacras)