A parte il caso “inceneritori in Sicilia”, ecco alcune delle ragioni per le quali il ministero dell’Ambiente ha bocciato il piano rifiuti della Regione.
Se il ministero dell’Ambiente scrive una relazione e boccia il piano dei rifiuti in Sicilia, il ministro dell’Ambiente la legge prima che la relazione sia spedita in Sicilia? La risposta è no. Se il ministro dovesse impiegare le 24 ore dei suoi giorni a leggere tutto di tutto, anche il piano rifiuti di una Regione, la Sicilia, che da 20 anni versa nell’emergenza rifiuti, non sopravvivrebbe alla fatica immane. Dunque, il ministro, come il generale dei Carabinieri, Sergio Costa, esprime delle direttive politiche, e i tecnici che scrivono le relazioni le applicano come se fossero, e lo sono, degli indirizzi politici. Quindi, se il ministro Costa è rigidamente contrario agli inceneritori, e lo ha scritto nero su bianco, i tecnici del ministero hanno peccato, “per parole, opere e omissioni”, quando, bocciando il piano rifiuti della Sicilia, hanno testualmente scritto: “Si rileva l’assoluta necessità di localizzare sul territorio dell’Isola almeno due o più impianti di incenerimento di capacità pari al relativo fabbisogno. Ed è una necessità che è già stata evidenziata dal precedente governo nazionale per lo smaltimento delle 685.099 tonnellate all’anno di rifiuti residui”. Quando il ministro Costa ha letto è saltato dalla sedia, ha smentito, “mai e poi mai gli inceneritori”, e poi ha ordito “tremenda vendetta” contro i tecnici. Adesso rischiano loro di essere “inceneriti”. Inceneritori a parte, quali altre sono le ragioni della bocciatura, che il presidente Nello Musumeci ha bollato come “cavilli”? Innanzitutto la raccolta differenziata e le previsioni. L’assessorato regionale ai Servizi primari, retto da Alberto Pierobon, garantisce in soli 3 anni l’aumento dal 20 al 65%? Renato Carosone risponderebbe: “Pigliate na pastiglia, siente a me!” I tecnici del ministero dell’Ambiente, invece, rispondono così scrivendo: “Le informazioni relative alla raccolta differenziata appaiono generiche, lasciando punti interrogativi sul percorso che la Regione intende attuare per raggiungere alti livelli di raccolta differenziata. Chiediamo un deciso approfondimento documentale con particolare riferimento a metodi, modalità e strategie che porterebbero la Regione Siciliana ad un incremento della raccolta differenziata, passando dall’attuale percentuale prossima al 20%, al previsto 65%, quale ipotesi di piano, in soli tre anni”. Altre eccezioni da parte del ministero interessano, tra l’altro, l’assetto amministrativo della gestione dei rifiuti in Sicilia, quindi gli ex Ato, le Srr, e altri acronimi vari che da più di un decennio tormentano le tasche dei cittadini contribuenti, provocando voragini di debiti e servizi di pessima qualità. E da Roma sottolineano che l’assessorato regionale non fornisce alcuna soluzione alla fase di transizione dagli ex ambiti ottimali alle società di regolamentazione dei rifiuti, peraltro da lunedì scorso non più commissariate dalla Regione ma affidate direttamente nelle mani dei Comuni.