Fanno quasi tenerezza i dirigenti medici del reparto di Cardiologia dell\’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento i quali, attraverso una lettera-appello si rivolgono alla popolazione, quasi come a non avere un punto di riferimento istituzionale come ad esempio l\’assessore regionale alla Sanità, Volo, il presidente della Commissione Sanità Laccoto e il Commissario all\’Asp di Agrigento Zappia. Non c\’è una famiglia dell\’intera provincia di Agrigento che non debba ringraziare il primario Giuseppe Caramanno e la sua equipe, Giovanni Vaccaro, Diego Milazzo, Salvo Geraci, Gerlando Pilato ed Ilenia Di Liberto. Un vero e proprio capolavoro. E li, in quella stanza, avvengono i miracoli.
E poi, i dirigenti del reparto Cardiologia; perchè subito dopo l\’interventistica occorre controllare e monitorare 24 ore su 24 il paziente che ha subìto l\’intervento: preparazione, professionalità, rapporti umani. Anche in questo caso, un vero e proprio capolavoro.
I numeri parlano da soli, così se c\’è qualcuno che volesse sporcare le acque lo mettiamo subito in castigo: 300 infarti acuti, 1.000 angioplastiche e 2.000 coronarografie. Tutto ciò accade in un solo anno. Forse nemmeno a Milano!
Abbiate pietà del seguente linguaggio, ma quando ci vuole, ci vuole: ma di che minchia stiamo parlando? E quando si spiattellano questi numeri, inoppugnabili, non c\’è storia. Non si guarda indietro, non si guardano le ripicche, non si guardano gli errori umani che possono verificarsi o che si sono verificati. Quelli passano, la morte, invece, non ti da scampo. Non si guarda al passato. Sarebbe un grave errore. Quello che è stato è stato, andiamo avanti. La vita è una, sacra, intoccabile.
Del resto, questo giornale, è stato sempre attentissimo ai problemi sanitari siciliani con spiccato riferimento alla \”questione agrigentina\” sollevando, spesse volte, feroci confronti tra chi scrive e i vertici sanitari siciliani.
Il reparto di Cardiologia-Emodinamica dell\’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento, negli ultimi 20 anni, si è rivelato tra i più brillanti nel panorama del sud Italia. Del resto i numeri di sopra parlano da soli; ogni giorno, in Emodinamica di Agrigento, viene salvata una vita. Senza se e senza ma.
Sol chi non lo prova non potrà mai comprendere fino in fondo ciò che accade quotidianamente nel reparto di Emodinamica dell\’ospedale di Agrigento; gente che arriva praticamente morta, quasi con l\’encefalogramma piatto, e che ad un tratto dopo il miracoloso lavoro svolto dagli emodinamisti agrigentini si risveglia, apre gli occhi, sorride e ringrazia.
Un reparto del genere dovrebbe, al contrario, essere foraggiato di personale medico, infermieristico (altro fiore all\’occhiello) e così via dicendo.
I Dirigenti medici lanciano un grido di allarme che noi riteniamo assolutamente legittimo. \”Non può un reparto di cardiologia privarsi di tre medici e di oltre 400 ore mensili di lavoro\” – si legge nella nota inviata all\’opinione pubblica.
Spostare i medici al San Giacomo D\’Altopasso, al Barone Lombardo e al pronto soccorso è una sopraffazione che non consente di lavorare serenamente a chi, come detto prima, salva almeno una vita al giorno.
Anche perchè, diciamolo francamente, quando arriva un infartuato a Licata o a Canicattì, la prima cosa che si organizza, dopo una flebo interlocutoria, è il trasferimento ad Agrigento il più presto possibile. In quei nosocomi possono solo defibrillare. Altro no.
Dunque, facciamo come il cane che si morde la coda. Portiamo i medici a Licata e a Canicattì (dove il riposo è quasi assoluto) e poi ce li ritroviamo ad Agrigento perchè accompagnano il paziente infartuato! Adà, picciò, come recita il titolo: un cugliuniamu.
Nella nota i dirigenti medici Cardiologi di Agrigento chiedono soltanto di \”poter continuare a svolgere il proprio lavoro, così come sempre fatto: guardando in faccia i nostri pazienti e sapendo che gli stiamo garantendo i più alti livelli di assistenza\”.
La nota continua: \”Il reparto di Cardiologia non è una guardia medica. La popolazione deve essere certa di andare in un posto che non sia per forza il più vicino che non coincide spesso con il più efficiente, perché gli standard quantitativi non permettono di raggiungere prestazioni qualitative adeguate, aumentando il rischio clinico\”.
Un grido di allarme legittimo e sacrosanto che, purtroppo, non viene ascoltato dai vertici regionali.
E allora, a questo punto, vuol dire che inizieremo una battaglia con i vertici siciliani della Sanità, i quali, non possono e non devono girarsi dall\’altra parte e far finta di non comprendere i problemi esposti dai cardiologi agrigentini.
All\’assessore regionale della Sanità siciliana, Giovannuzza Volo, preso la andremo a trovare per capire da vicino cosa vuole fare con la \”questione Cardiologia Agrigento\”. Nel frattempo, la preghiamo direttamente di interessarsi al grave problema esistente ad Agrigento e, magari, sorridere e applaudire un po di meno quando si inaugurano posti sanitari che, francamente, lasciano il tempo che trovano. Signori tutti, con la vita non si scherza. La politica, una volta per tutte, la smetta di favorire clientelismo di infimo ordine e promuovere, invece, situazioni che sono altamente professionali.
E poi la Margot si incazza, quando la chiamiamo così.
Applaude a Ribera e dorme su Agrigento.
E i politici agrigentini non hanno nulla dire?
Aspettiamo (invano) un loro parere, si spera, competente, senza demagogia