Pietro Riggio e la strage di Capaci (video)

Condividi

Altri dettagli eclatanti emergono dai verbali degli interrogatori di Pietro Riggio depositati al processo bis sulla strage di Capaci. “Coinvolti anche i Servizi segreti libici”.


Il pentito Pietro Riggio, 54 anni, originario di Resuttano, “Giano Bifronte” perché ex agente della Polizia Penitenziaria e reggente della famiglia mafiosa di Caltanissetta, collabora con la giustizia del 2009 e solo adesso, 10 anni dopo, ha ritenuto maturi i tempi, non temendo ritorsioni, per rendere le sue eclatanti dichiarazioni nel merito della strage di Capaci. I suoi verbali sono irrotti al processo in corso “Capaci bis”, prossimo alla requisitoria, e sono stati depositati agli atti. Pietro Riggio racconta: “Un ex poliziotto che chiamavano il “turco” mise l’esplosivo sotto l’autostrada. Mi ha confidato di avere partecipato alla fase esecutiva delle strage Falcone.

Si sarebbe occupato del riempimento del canale di scolo dell’autostrada con l’esplosivo, un’operazione eseguita tramite l’utilizzo di skate board. Ho conosciuto il ‘turco’ nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Poi nel 2000, dopo la scarcerazione, l’ex poliziotto mi ha reclutato per fare parte di una struttura dei Servizi che si occupava della ricerca di latitanti. Avrei dovuto dare loro una mano per la cattura di Provenzano, indicando le persone che erano in contatto con lui, insomma diventando una sorta di infiltrato”.

Dunque, riemerge a galla l’ipotesi del doppio cantiere per l’esplosione. Giovanni Brusca è convinto di avere usato solo lui il telecomando. E invece adesso si alimenta il sospetto del secondo telecomando, già insorto altrettanto recentemente quando il pentito Maurizio Avola ha raccontato che un ‘forestiero’ avrebbe aiutato i mafiosi siciliani: l’artificiere di John Gotti, il capo della famiglia mafiosa ‘Gambino’ di New York.

E poi Pietro Riggio ha aggiunto: “Nella strage di Capaci del 23 maggio 1992 contro Giovanni Falcone è stata coinvolta anche una donna appartenente ai servizi segreti libici. E’ stato l’ex poliziotto, il ‘turco’, a dirmi che per le operazioni particolari si avvaleva spesso di una donna che faceva parte dei servizi libici, anche lei coinvolta nella strage di Capaci. Mi disse che si erano avvalsi per la strage di Capaci dei servizi segreti libici. Poi raccontai tutto ciò ad un altro detenuto con me, e lui mi disse che effettivamente il suocero dell’ex poliziotto era un appartenente ai servizi segreti libici. Più nel dettaglio, il mio compagno detenuto mi disse che l’ex poliziotto era al Sismi (i servizi segreti militari) e che il suocero era nei servizi libici e che stava a Catania”. Pietro Riggio ha rivelato sia il nome del ‘turco’, l’ex poliziotto, sia il nome del collega detenuto. Entrambi i nominativi sono stati secretati. Infine, ad onor di cronaca, a soli 63 metri dal cratere di Capaci furono trovati due guanti in lattice, che sono i reperti “4A” e “4B“. Vi sono tracce di Dna maschile che ad oggi non ha un riscontro perché non apparterrebbe a nessuno dei mafiosi condannati per la strage di Capaci. E dai guanti è stata isolata anche una traccia di Dna femminile, ancora senza nome.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

Notizie correlate

Leave a Comment