Precari Asu bocciati dalla Corte Costituzionale

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La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittime le norme approvate in Sicilia per stabilizzare il personale precario Asu. Accolta l’impugnativa del governo. I dettagli.

Doccia gelata su oltre 4.000 lavoratori precari in Sicilia. La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittime le norme approvate per la stabilizzazione del personale Asu (Attività socialmente utili). La Consulta ha accolto la questione di legittimità avanzata dalla Presidenza del Consiglio dei ministri contro le norme approvate dall’Assemblea Regionale Siciliana nel 2021 e nel 2022 nell’ambito della legge di stabilità regionale, nelle variazioni di bilancio e nella legge di stabilità regionale 2022-2024. I giudici ritengono incostituzionale avere esteso ai precari Asu i principi che sono stati applicati in precedenza agli Lsu. E contestano inoltre la mancanza di copertura finanziaria e la conseguente proroga dei contratti per tutto il 2023. Ancora più nel dettaglio, la norma di stabilizzazione approvata in Sicilia è in contrasto con le misure di stabilizzazione del personale previste dal legislatore statale. Infatti, la norma statale si riferisce esclusivamente ai lavoratori socialmente utili e ai lavoratori impegnati in attività di pubblica utilità già titolari di un contratto di lavoro con l’amministrazione pubblica. L’estensione della norma statale al personale Asu determina il contrasto della norma regionale con quella statale e, di conseguenza, la violazione della competenza legislativa esclusiva dello Stato nella materia. Infatti, la norma regionale che stabilizza gli Asu riguarda una platea di soggetti più ampia di quella dei lavoratori socialmente utili il cui impiego da parte della Regione e dei Comuni avviene anche in base a convenzioni e protocolli, e non soltanto, quindi, in virtù di un contratto di lavoro. Ed ancora, la Corte Costituzionale boccia la Regione perchè l’entità del personale coinvolto al momento dell’entrata in vigore della legge regionale impugnata non è determinata. E da ciò derivano i dubbi sulle coperture finanziarie. In termini più semplici: non è stato indicato esattamente quanti lavoratori si intendono stabilizzare, e quindi non è possibile stabilire quanti soldi occorrano. E infatti la Corte scrive: “Appare chiaro che il numero dei soggetti interessati dalle plurime misure previste risulta indefinito o, perlomeno, non esattamente conosciuto dall’amministrazione regionale. Tale indeterminatezza si ripercuote, inevitabilmente, sugli oneri derivanti dall’attuazione della disposizione e sulla relativa copertura. Ciò comporta la violazione del principio dell’obbligo di copertura della spesa previsto dall’articolo 81, terzo comma della Costituzione, tanto più se si considera che si tratta di spese obbligatorie a carattere pluriennale, che andranno a gravare sulla già difficile situazione finanziaria degli enti territoriali”. E il capogruppo della Democrazia Cristiana all’Assemblea Regionale, l’agrigentino Carmelo Pace, commenta: “Stavamo aspettando questa sentenza. Adesso possiamo riproporre la stabilizzazione degli Asu nel modo più corretto. L’avevamo detto in tempi non sospetti che bisogna seguire l’iter normativo giusto per porre fine al lungo periodo di precariato di questi lavoratori, gran parte impegnati nei Comuni”.

Giuliana Miccichè

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