Assunzioni entro il prossimo 31 dicembre, missione quasi impossibile, pronta una proroga al 2020 e altre soluzioni per la stabilizzazione di circa 2700 precari in Sicilia. I dettagli.
Come ormai in occasione di ogni fine dell’anno, insorge in Sicilia la questione precari e della loro stabilizzazione. Adesso lo stato di precarietà interessa circa 2700 lavoratori, in servizio nei Comuni in dissesto finanziario (tanti), o in pre – dissesto finanziario (tantissimi), e nelle Province. Per risolvere la condizione di stallo, a Palermo, a Palazzo dei Normanni sono a lavoro le Commissioni competenti all’Assemblea Regionale.
Quale è il problema? E’ che, entro il prossimo 31 dicembre 2019, i Comuni dovrebbero assumere i lavoratori precari stabilizzandoli. Però servono i soldi. E siccome i soldi mancano sarebbe, o sarà, necessaria una proroga dei contratti attuali a tempo determinato. E vi sono anche altre ragioni? Sì: nei 91 Comuni in dissesto finanziario in Sicilia, le assunzioni non sono possibili perché, a causa della crisi finanziaria, e della imprevedibilità di entrate e uscite, i bilanci non sono stati ancora approvati, e l’approvazione del bilancio è condizione essenziale per procedere alle stabilizzazioni. E poi vi sono tanti altri Comuni che non possono assumere i precari perché, se li assumessero, violerebbero il criterio del rapporto tra dipendenti e popolazioni, ovvero si tratta di Comuni con tanti dipendenti a carico rispetto al numero dei cittadini residenti.
E dunque la soluzione quale è? La prima è una proroga dei termini perché il trascorrere del tempo è inesorabile, e tra 28 giorni sarà 31 dicembre. E la seconda è una deroga, di competenza del governo nazionale, al rapporto tra dipendenti e popolazione, consentendo ai Comuni con il forno già strapieno di infornare anche i precari al momento fuori. Alcuni hanno rievocato il maxi contenitore Resais della Regione, dove riversare i precari in attesa di tempi migliori, ma gli uffici Affari Istituzionali hanno replicato che una tale ipotesi è ad elevato rischio di impugnazione da parte del governo di Roma.
E l’assessore regionale agli Enti Locali? L’assessore Bernardette Grasso afferma: “Abbiamo già concordato con il governo nazionale la proroga al 2020 che varrà per tutti i Comuni e che porterò in prima Commissione all’Assemblea per l’approvazione. E poi, al ministero abbiamo aperto un tavolo di confronto per elaborare una soluzione normativa che vede lo Stato parte attiva. La speranza è che tutte le forze politiche si impegnino per arrivare a una soluzione che d’altronde è cercata da tutti” – conclude. E i sindacati di categoria?
Il segretario regionale della Cisl Funzione pubblica, Paolo Montera, afferma: “Siamo preoccupati per il destino di questi 2700 lavoratori che potrebbero diventare anche di più, e ci siamo attivati. Per questo abbiamo chiesto all’assessore Bernardette Grasso di convocarci. Aspettiamo riscontro. I lavoratori degli enti in dissesto che non rispettano i parametri tra dipendenti e popolazioni rischiano di andare in esubero. La Regione e lo Stato devono dunque individuare una soluzione. Occorre che sia modificato il Testo unico degli Enti locali così da creare le possibilità di stabilizzare queste persone. Siamo pessimisti sul passaggio in Resais poiché passibile di impugnativa ma, se questa strada è complicata da seguire, riteniamo si debba lavorare alla nascita di un’agenzia pubblica, così da accompagnare questi lavoratori fino alla pensione. Altre Regioni lo hanno fatto. Riteniamo assai ingiusto che questi lavoratori rischino il posto di lavoro perché si trovano impiegati in Comuni in dissesto finanziario”.
Angelo Ruoppolo (Teleacras)