Al processo in corso in abbreviato innanzi alla giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Caltanissetta, Graziella Luparello, che giudica i presunti ideatori, registi, attori e comparse dell’altrettanto presunto “Sistema Montante”, si sono consumati due “colpi di scena”. Il primo è che la difesa di Antonello Montante ha presentato una seconda richiesta di scarcerazione dell’ex presidente di ConfIndustria Sicilia per “gravi motivi di salute”. E il secondo è che, ancora i difensori di Montante, gli avvocati Carlo Taormina e Giuseppe Panepinto, hanno chiesto, spiegandone le ragioni in oltre 50 pagine, il trasferimento del processo ad altro giudice per “grave incompatibilità ambientale” dei magistrati di Caltanissetta. In proposito, la giudice Luparello si è riservata le proprie osservazioni, e poi trasferirà la questione, come impone il codice di procedura penale, alla Cassazione. E non solo alla Procura Generale della Cassazione: la relazione degli avvocati Taormina e Panepinto sarà anche sul tavolo del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, e del Csm, il Consiglio superiore della magistratura, invitati a valutare nel merito il no alla prima richiesta di scarcerazione di Montante per gravi motivi di salute. E gli stessi avvocati sottolineano: “Mentre si consuma, da parte del Tribunale di Caltanissetta, la gravissima situazione per cui non viene disposta la scarcerazione di Antonello Montante nonostante la dichiarata incompatibilità con il regime carcerario accertato da un perito nominato dallo stesso Tribunale, trattandosi dell’ennesima anomalia che sta riguardando l’imputato, ormai in carcere dallo scorso maggio, la difesa ha depositato richiesta di rimessione del processo ad altro Tribunale di altro distretto di Corte d’appello”. E Carlo Taormina e Giuseppe Panepinto, forti anche del recente pronunciamento della Cassazione che non ha riconosciuto il reato associativo che sarebbe stato insito nel presunto ‘Sistema Montante’, aggiungono: “Antonello Montante, sotto scorta rigorosa anche al momento dell’arresto in quanto artefice della svolta antimafia nel settore imprenditoriale quale Presidente di Confindustria Sicilia, vicepresidente di Confindustria nazionale e presidente della Commissione nazionale per la legalità, ove era stato elaborato il Codice etico per le espulsioni o non ammissioni di imprenditori mafiosi, dopo avere subito un’opera di delegittimazione con la aberrante accusa di essere in realtà un mafioso, nonostante la verticale caduta di questa accusa, è stato ugualmente attinto da carcerazione per una fattispecie associativa ai fini corruttivi che la Corte di Cassazione ha ritenuto insussistente e, nonostante ciò, ha continuato a essere tenuto in carcere e continua a starvi pur di fronte a una conclamata gravità delle sue condizioni di salute”.
Angelo Ruoppolo (Teleacras)