La Cassazione conferma e proroga il 41 bis a carico del boss ergastolano di Porto Empedocle, Giuseppe Messina. E’ stato anche consigliere e assessore comunale.
La Cassazione ha rigettato il ricorso della difesa e ha confermato e prorogato l’applicazione del regime del 41 bis a carico del boss di Porto Empedocle, Giuseppe Messina, 76 anni, ergastolano con sentenze definitive. I giudici, in estrema sintesi, scrivono nel provvedimento: “Persiste il pericolo che Giuseppe Messina possa continuare a svolgere il ruolo di rilievo ricoperto in passato ove rimesso in regime penitenziario ordinario”.
Giuseppe Messina è stato arrestato dai Carabinieri, da latitante, il 19 giugno del 2000, a Porto Empedocle, nel quartiere Cannelle, un labirinto di cunicoli sotterranei che lo stesso Giuseppe Messina scavò per nascondersi e sfuggire alla cattura. E’ stato impegnato nel movimento terra e nel trasporto degli inerti. Nel 1977 fu eletto consigliere comunale nella lista civica “Ponte di Ferro” della Democrazia cristiana e fu anche assessore ai Lavori pubblici.
Nel frattempo è stato il reggente della Cosa Nostra di Porto Empedocle fino al ‘93 quando fu nominato capofamiglia Luigi Putrone.
Giuseppe Messina è figlio dell’ex capomafia Antonino Messina, ucciso a Porto Empedocle il 5 agosto dell’86, ed è lo zio di Gerlandino e Salvatore Messina. Oltre al padre Antonino, il clan rivale dei Grassonelli uccise il 27 agosto dell’85 il fratello di Giuseppe Messina, Gerlando Messina, ed il cugino omonimo, Giuseppe Messina, ucciso l’8 luglio dell’86. Pochi mesi dopo, il 21 settembre dell’86, Giuseppe Messina organizzò la vendetta contro i Grassonelli, e fu la prima strage di Porto Empedocle: 6 morti davanti ad un bar in via Roma.