Raffadali, parrucchieri e centri estetica contro la chiusura prolungata. Cna incontra il sindaco contro l’abusivismo

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Una task force per contrastare il fenomeno dell’abusivismo. Il sindaco di Raffadali, su sollecitazione delle operatrici e degli operatori che si occupano della cura e del  benessere della persona, ha assicurato l’immediato intervento dell’amministrazione comunale, attraverso i controlli delle forze dell’ordine, per tutelare le regolari attività di parrucchieri,  barbieri e  centri di estetica, a cui viene ancora imposta la chiusura nell’ambito delle misure di contenimento per la diffusione del Coronavirus. Silvio Cuffaro ha partecipato ad una videoconferenza, organizzata dalla CNA locale, alla presenza del presidente, Giovanni Lombardo, dei vertici provinciali, Francesco Di Natale e Claudio Spoto,  e di quelli regionali, con il segretario Piero Giglione e il coordinatore del settore Francesco Cuccia. La Confederazione, in questi giorni, si è  mobilitata, nei vari livelli, per chiedere con forza la riapertura anticipata delle attività e la lotta all’esercizio abusivo della professione. Due temi sensibili e molto sentiti, per i quali il comparto di Raffadali rivendica soluzioni adeguate e risposte concrete e immediate da parte delle istituzioni e delle autorità competenti, “in assenza delle quali – hanno detto in coro – si corre il serio rischio che venga decretata, dopo tanti sacrifici ed investimenti, la morte del nostro lavoro”.  La CNA, dal canto suo, ha illustrato tutte le iniziative messe in campo, fino ad oggi, finalizzate a spingere il governo nazionale a rivedere la programmazione della ripresa dei codici ateco e a quello regionale di ottenere possibili deroghe, tenuto conto che nel nostro territorio la parabola del contagio è ormai prossima allo zero. Rispetto a questo comparto – conclude la nota – la CNA, che  rinnova l’appello alla sensibilità di chi ha responsabilità di governo,  è fortemente preoccupata per il destino di numerose imprese, per le quali l’ulteriore slittamento suonerebbe come una sonora condanna  a morte. E questo, francamente, non dobbiamo consentirlo”.

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