“Regione”, le mine presidenza Ars e Sanità

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Miccichè: “Non sarò candidato alla presidenza dell’Assemblea Regionale”. Contenzioso insorto nella Sanità sui 300 posti in palio con i nuovi bandi. I dettagli.

Uno dei nodi al pettine di Renato Schifani per la formazione del governo della Regione è la contesa tra l’assessorato alla Sanità e la Presidenza della Regione sostenuta da Forza Italia. Si è ipotizzato che Gianfranco Miccichè fosse disposto a rinunciare all’assessorato che è stato di Ruggero Razza e sedersi per la seconda volta sul primo scranno di Sala d’Ercole, ovvero la presidenza dell’Ars. E a fronte di ciò, adesso il coordinatore regionale di Forza Italia ha ritenuto opportuno porre termine a ipotesi e previsioni varie. E ha affermato: “Continuo a percepire una costante preoccupazione circa la mia possibile rielezione a presidente dell’Assemblea regionale siciliana. Così come tutti sanno, io sono una persona seria, e 5 anni fa fui eletto su indicazione della maggioranza. Sono sicuro che anche questa volta sarà eletto il deputato indicato dalla nostra coalizione. Vorrei quindi rassicurare il presidente della Regione: non sono necessarie dimissioni perché io non sarò candidato alla presidenza dell’Assemblea”. E dunque, di conseguenza, risalgono le quotazioni della possibilità di Fratelli d’Italia di ottenere il timone dell’Ars. I candidati in pole position sono il più votato del partito di Giorgia Meloni, ovvero Gaetano Galvagno, fidatissimo del presidente del Senato, Ignazio la Russa, e poi il ragusano Giorgio Assenza, espressione della Sicilia orientale, e l’ex assessore alla Formazione, Alessandro Aricò, il quale però sconterebbe l’essere stato eletto a Palermo come il presidente Schifani, e quindi nella Sicilia occidentale quando invece dovrebbe essere prescelta la parte orientale che è tuttora mancante nella cartina geografica dei vertici istituzionali. E nel frattempo, ancora in riferimento all’assessorato regionale alla Sanità, si è scatenato un alquanto vivace contenzioso nel merito degli ultimi bandi del settore con in palio più di 300 posti oltre le prime stabilizzazioni post covid. Ebbene, lo scontro è insorto tra coloro che intendono assegnare una corsia preferenziale a medici e infermieri che sono stati assunti durante la pandemia covid, e altri invece che ritengono corretto che tutti i candidati partissero alla pari, senza alcuna discriminazione. I sindacati che sostengono la prima ipotesi hanno appena lanciato un appello al nuovo governo regionale e alle Aziende sanitarie a bloccare le selezioni già bandite e procedere alle assunzioni definitive del personale covid.

Giuliana Miccichè

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