Dalla Commissione paritetica “Stato – Regione” un prudente sì al ripianamento in 10 anni del disavanzo. Necessario l’ok del governo nazionale. E non sarebbe l’unica soluzione.
Il governo Musumeci invoca la possibilità di pagare a rate in 10 anni il disavanzo sentenziato dalla Corte dei Conti nel giudizio di parifica reso venerdì scorso 13 dicembre. L’organo preposto a decidere è la Commissione paritetica Stato – Regione. E la Commissione ha acceso il semaforo verde approvando alcune norme attuative dello Statuto Siciliano in materia di contabilità. La Corte dei Conti pretende il pagamento nell’esercizio finanziario del 2019 di 1 miliardo e 103 milioni di euro.
E la Regione, racimolando i necessari 260 milioni di euro mancanti all’appello, ha raggiunto tale cifra da inserire subito nella manovra correttiva 2019. Poi bisogna pagare un altro miliardo. Se non sarà concesso il ripianamento in 10 anni, bisognerà faticare per rimediare 335 milioni di euro all’anno dal 2020 al 2022, anno di conclusione della legislatura, che risulterà dunque gravemente ipotecata da tale tegola finanziaria. Se invece, così come emerge dalla Commissione paritetica Stato – Regione, sarà possibile pagare il miliardo in 10 anni, allora saranno sufficienti 100 milioni all’anno fino al 2030.
Basterà l’ok della Commissione paritetica? No, purtroppo. Probabilmente saranno obbligatori altri pareri, e poi il ripianamento approderà sul tavolo del governo Conte a Roma che, definitivamente, tramite il Mef, il Ministero Economia e Finanze, approverà oppure no. La Corte dei Conti si è già espressa contraria al ripianamento per ragioni di opportunità Wperché – hanno spiegato i giudici contabili – è dal 2016 che la Regione non ha adempiuto alcunché per rimediare al disavanzo”. Tuttavia (ecco l’auspicio coltivato a palazzo d’Orleans) il governo Conte potrebbe decidere diversamente forte anche del pronunciamento della Commissione paritetica Stato – Regione. E il presidente della Commissione, Antonio L’Acqua, commenta con prudenza: “Non vogliamo precipitare nell’irreparabile la situazione, e abbiamo usato un senso di responsabilità condiviso. Il Ministero all’Economia e Finanze potrebbe anche non avallare la norma sul ripianamento. Noi abbiamo espresso un parere nel senso che tale norma può essere adottata, ma ministero e presidenza del Consiglio dovranno valutarne l’eventuale rilevanza e impatto rispetto ai conti dello Stato”.
Però, attenzione, è una corsa contro il tempo, e il tempo a disposizione non è tanto. Se il governo Conte accogliesse il ripianamento, bisognerà poi attendere che il relativo decreto sia emanato dal Presidente della Repubblica. Dunque, per accorciare i tempi, sarebbe in fase di maturazione una soluzione più immediata: l’inserimento di una norma “Salva Sicilia” nel decreto “Mille proroghe”, il classico contenitore “bazar” sotto esame al Parlamento.
Angelo Ruoppolo (Teleacras)