Il governo Musumeci rispolvera il decreto Renzi e ipotizza due inceneritori in Sicilia. No radicale del ministro Costa spalleggiato da Legambiente. “Sì, subito” – controbatte ConfIndustria.
L’ex Governo Renzi ha progettato due maxi termovalorizzatori in Sicilia, “ad elevata tecnologia e ad emissioni zero”, uno a Palermo per la Sicilia Occidentale e l’altro a Catania per l’Orientale. L’ex governo Crocetta ha risposto: “Due maxi no, ne costruiamo sei mini, distribuiti razionalmente nel territorio. Nelle province di Palermo, Catania e Messina i primi tre, e poi a cavallo delle province di Siracusa e Ragusa il quarto, tra Caltanissetta ed Enna il quinto, e tra Agrigento e Trapani il sesto”.
E’ una manfrina che risale al 2014 e che in modo del tutto inconcludente si è protratta fino ad oggi, transitando nella legislatura Musumeci e nel suo governo, ancora a lavoro, dal 2017, sul Piano dei rifiuti. E nel progetto di Piano, Musumeci e il suo assessore Alberto Pierobon hanno appena inserito i due termovalorizzatori in Sicilia, rispolverando il decreto “Sblocca Italia” del governo Renzi, ancora vigente, e assecondando le sollecitazioni dei tecnici del ministero dell’Ambiente prima che gli stessi tecnici fossero stati redarguiti dal nuovo ministro dell’Ambiente, il generale Sergio Costa, del Movimento 5 Stelle.
E adesso, ridisegnati gli inceneritori nel Piano rifiuti siciliano, seppure rinviando il tutto ad un’analisi accurata del fabbisogno di incenerimento nell’Isola in ragione del progressivo aumento della percentuale di differenziata, lo stesso generale ministro Costa è insorto e ha diffuso un intervento ghigliottina scrivendo così: “A proposito dell’ipotesi di costruire nuovi inceneritori in Sicilia, vorrei ribadire che la strada è sbagliata. Servono impianti alla regione, ma quelli che aiutano a differenziare e a riciclare. Servono impianti per l’organico, che costituisce la frazione più importante dei rifiuti prodotti. Servono impianti per sostenere la differenziata e avviare al riciclo. E’ ora che la Sicilia volti pagina e guardi al futuro colmando finalmente gli anni di ritardo”. Punto.
E il netto no di Costa è condiviso e rilanciato da Legambiente che, tramite il presidente regionale, Gianfranco Zanna, ribadisce: “Siamo alle comiche, verrebbe da ridere ma, purtroppo, c’è solo da piangere per questo balletto. La Sicilia, lo ribadiamo per l’ennesima volta, non ha bisogno di bruciare i rifiuti se tutti i Comuni fanno la raccolta differenziata. Gli inceneritori sono costosi, inutili e ci vorrebbero dieci anni per averli in funzione. Tra molto meno tempo, due o tre anni, la raccolta differenziata nell’Isola potrebbe, anzi dovrebbe, avere una percentuale cosi alta da renderli inutili”.
Invece, ConfIndustria Sicilia controbatte il sì, e il reggente regionale, Alessandro Albanese, spiega: “Gli inceneritori in Sicilia sono imprescindibili, non si può pretendere di risolvere il tema ambiente-energia-rifiuti senza affrontare la madre di tutte le questioni: quella dei termovalorizzatori. Gli impianti sono necessari, e dunque ben venga l’apertura della giunta regionale. Così come necessario è che si faccia in fretta a valutare e aggiornare il fabbisogno residuo da coprire con gli inceneritori. Fondamentale inoltre è che un impianto venga realizzato a Palermo. Bellolampo è senza dubbio il sito ideale, e a realizzarlo e gestirlo potrebbe anche essere la Rap”.
Angelo Ruoppolo (Teleacras)