Sanremo 2023: come ogni anno a bocce ferme vi dico tutto quello che in queste sere non ho detto

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Quel famoso slogan \”Perché Sanremo è Sanremo\” fu coniato a buone ragione.
Perché non è solo una kermesse musicale, ma anche una bolla sospesa che al suo interno contiene anche costume e società.
È l\’unico evento che riesce a tenere in piedi fino a notte fonda (quest\’anno si sono fatte tutte le sere le 2 e ieri sera le 3 del mattino) anche gente che di solito alle 22 è già sotto il piumone.
E come ogni santo anno, le polemiche pre-Sanremo tengono banco. I detrattori, i \”critici\” seriali, quelli che a prescindere devono dire \”che non lo vedranno\” (salvo poi vederlo senza dirlo) infestano i social, fin quasi a diventare violenti. Noi addetti ai lavori scansiamo le provocazioni costanti e alla fine, tutto è bene quel che finisce bene.
Ma il prodotto nazional popolare regge sempre botta.
Quest\’anno lo share si è attestato sul 66% con cifre da record. Oltre 16 milioni di persone ogni sera hanno guardato il Festival di Sanremo che da 10 anni viene trasmesso in mondovisione. Per avere queste cifre bisogna tornare indietro al 1995, quando a condurlo era Pippo Baudo e a vincerlo fu proprio Giorgia con \”Come saprei\”.
Quest\’anno, ho trovato Amadeus particolarmente bravo (oltre che particolarmente stanco). Certo non è e non sarà mai come Pippo Baudo  – che sembrava davvero poter tenere a bada tutto (compreso gente che voleva suicidarsi dalla galleria) – ma alla fine è sempre molto presente, capace anche lui di gestire eventuali imprevisti e comunque resta un bravo presentatore, a prescindere dalla conduzione di Sanremo.
Certo, mi domando quando la conduzione e ancor più il ruolo di direttore artistico apparterrà ad una donna, che sceglierà magari come co-conduttori uomini che abbiamo qualcosa da dire. Perché tante sono state le critiche ai monologhi della Ferragni, della Egonu, della Francini, ma finché non ci sarà un equilibrio, ben vengano parole che lascino alla donna la libertà di essere, anche di essere più brave di un uomo. Ma in quella direzione ancora non si guarda. E a proposito di direzione, pensiamo anche alla direzione dell\’orchestra. Quest\’anno ce n\’è stata solo una, di donna; tra l\’altro una straordinaria musicista e cantante quale è Carolina Bubbico che ha diretto durante l\’esibizione di Elodie. E sicuramente avrete fatto caso come nella top five della finale non è arrivata nessuna donna e ben vengano le parole di stima del vincitore Marco Mengoni, che dopo la proclamazione rivolge un gentil pensiero alle colleghe donne che sono state bravissime, senza però varcare la soglia dei primi 5 posti in classifica.
Ma torniamo per un attimo all\’altro dettaglio che ci mette in contatto con l\’anno 1995, l\’anno dei record. Quell\’anno una giovane Giorgia, vinceva il festival di Sanremo e quel palco le porterà una fortuna immensa. Pippo Baudo per anni ha continuato a dire che \”l\’aveva scoperta lui\” ed era vero. Perché alla fine un direttore artistico di una kermesse musicale deve scoprire talenti. Quest\’anno tra tante critiche Giorgia che non mostra mai alcune forma di dissenso, a parole, ha mostrato una sorta di inquietudine sul palco; probabilmente a causa di una canzone che non era proprio sua, non era adeguata per essere \”indossata e sfoggiata\”. Nel corse delle serate si è sciolta via via, ha addrizzato il tiro e comunque resta una straordinaria cantante che, a differenza del 1995 ha consapevolezza di questo mondo a volte infame, conosce le sue fragilità e le asseconda, senza pretese.
Troppo lungo il Festival quest\’anno, si è detto.
Troppe canzoni.
Vero, forse.
Ma se ci pensiamo bene, c\’è un perché.
Amadeus ha letteralmente \”tirato dentro\” un sacco di giovani, che grazie a quel palco oggi sono famosi e non lo erano 5 giorni fa o meglio, non lo erano a livello nazionale, europeo, mondiale e non lo erano presso tutte le fasce d\’età. Bisogna dare merito ad Amadeus di essere stato coraggioso e lungimirante. Alcune delle canzoni che abbiamo sentito nelle prime due serate ci sembravano quasi improponibili ed invece pian piano abbiamo scoperto artisti giovani, che hanno qualcosa da dire, che malgrado la giovane età sanno come provocare una reazione anche tra i politici, che hanno anche un malessere che viene lenito solo con la musica e con il canto, anziché con il pianto.
I tempi cambiano e Sanremo si adegua.
E allora ad Amadeus va un grande plauso per aver portato su quel palco Madame, Lazza, Rosa Chemical, Ariete, Olly, Gianmaria, Colla zio. E poi ancora cantanti conosciuti ma sempre in sordina, come Levante, e quelli archiviati in un cassetto come Gianluca Grignani.
In questi giorni spesso mi sono soffermata sulle difficoltà emotive di Grignani, vi basta recuperare gli articoli precedenti.
Ma Amadeus ha fatto anche altro: ha scelto un grandioso Gianni Morandi come compagno di viaggio, che in ottima forma ieri sera, nella serata finale ha fatto uno splendido omaggio a Lucio Dalla.
E poi le \”sue donne\”. Sue solo per una sera, ma di tutti per sempre.
Perché ognuna di loro è stata in grado di portare su quel palco e nelle case di milioni di persone un messaggio.
E tutti a dire: Ma ce n\’era bisogno? Si ce n\’era bisogno.
Perché la Ferragni, fino a pochi giorno prima del festival, è stata vittima di un odio violento diretto al suo corpo, alla sua magrezza, con parole così offensive che ha fatto bene a sfruttare la sua notorietà e quel palcoscenico per raccontare attraverso un linguaggio che era anche visivo, che esiste una libertà inviolabile di una donna, ed è quella di essere come le pare, di non doversi mai vergognare di nulla; e lei stessa si è mostrata in maniera provocatoria ma convincente.
Sì c\’era bisogno dei monologhi, perché il razzismo esiste, perché il colore della pelle è ancora il motivo principale di razzismo, perché ancora le donne che arrivano a 40 anni e non hanno figli, vengono stigmatizzate come incomplete, incapaci, inutili.
Le polemiche sono sempre dietro l\’angolo e dunque tutti lì a dire che però quei monologhi sono andati a notte fonda. Per me l\’importante è che siano andati. Perché la strada è ancora lunga e ha bisogno di momenti di riflessione.
Ma Sanremo è show.
E allora ci sta dentro di tutto, e quel tutto ci sta sempre bene.
Dal gesto stupido di Blanco che distrugge il palco durante una esibizione (preparato o meno non si sa), al bacio che ieri sera Rosa Chemical ha dato sulla bocca a Fedez che è stato al gioco. A qualcuno sarà andato di traverso, ma finché farà ancora scalpore un bacio tra uomini (o tra donne) allora vuol dire che anche in questa direzione c\’è tanto da fare.
A chi nuoce? Domandiamoci se a noi nuoce quel bacio, se umilia o offende qualcuno.
La risponda non devo suggerirvela.
E poi ci sono stati gli ospiti.
Lontanissimi gli anni in cui su quel palco arrivavano ospiti internazionali: Whitney Huston, David Bowie, Grace Jones, Madonna, i Duran Duran. Nel 95 ad esempio ci furono Ray Charles, Cindy Lauper, Amii Stuart e Sting.
Insomma un po\’ diverso da questi ultimi anni e da quest\’anno dove a fare gli ospiti è stata la vecchia guardia: Ranieri, Al Bano, i Pooh, Gino Paoli, la Vanoni, Peppino di Capri che ha ricevuto anche il premio alla carriera.
Un po\’ amarcord un po\’ nostalgia. Ma va bene così.
Ci sono stati anche i Maneskin e ieri sere i Depeche Mode.
Insomma un concentrato di \”vecchio\” e di nuovissimo.
Perché malgrado le canzoni quest\’anno non siano state particolarmente belle, abbiamo assistito a molte belle performance, soprattutto nella serata dei duetti, quando su quel palco sono arrivati artisti straordinari come Edoardo Bennato, Alex Britti.
Si sa, la vittoria di Sanremo è bella ma relativa.
Al netto della partecipazione del vincitore all\’Eurovision, alla fine sono le radio e gli streaming a dire chi davvero abbia vinto.
E allora diciamolo: Vince Marco Mengoni, e pure a mani basse.
L\’ho scritto in questi giorni, sembrava che gli organizzatori, i produttori, la casa discografica gli avessero detto: \”vieni Marco, andiamo a vincere Sanremo\”. La bravura, la presenza scenica, una bella canzone, hanno decretato la vittoria. Non a caso a Mengoni è andato anche il premio Giancarlo Bigazzi per la migliore composizione musicale dato dai maestri dell\’orchestra. Però la mancata suspense ha giocato il suo ruolo. Lo sapevamo già che avrebbe vinto Mengoni, lo sapevamo dalla prima sera. In fondo, aveva la canzone giusta, e a volte a Sanremo serve, la canzone giusta.
Eppure sono contenta di aver visto esibirsi Madame, Lazza, grande musicista, arrivato ad un passo dalla vittoria e prodotto da un grandioso Dardust, Rosa Chemical che qualcuno ha provato a denigrare, e poi ancora tutti quei giovani ai quali alla fine ci siamo affezionati, i cui pezzi scaricheremo dalle piattaforme e che ci faranno compagnia durante questi mesi a venire.
Erano troppe 28 canzoni?
Forse sì ma alla fine ci è piaciuto.
Siamo stati lì, incollati fino a notte fonda a prendere parte, a schierarci, a scegliere, a dire la nostra e a canticchiare, perché come sempre dal secondo ascolto, le canzoni ci sembrano tutte carine.
È vero, i gusti non si toccano.
Ognuno sceglie per come gli va.
Alla fine Mengoni ha messo d\’accordo tutti.
Io personalmente sul podio avrei voluto Madame, insieme a Lazza.
Ma sono sicura che questi ragazzi sapranno farsi strada, con sempre più incisività, ed anche grazie a Sanremo e ad Amadeus che ha ci ha scommesso su e a vincere sono stati tutti loro.
E allora, al netto delle polemiche solite sugli outfit, sulla durata, sul perché di alcune scelte, Sanremo resta la più grande kermesse Italiana nel mondo, la più conosciuta e quella che come per magia, riesce sempre a tenere insieme un paese in 5 giorni in cui non si pensa ad altro se non a vivere con leggerezza la musica.
\”Musica leggerissima\” cantavano Colapesce e Di Martino, che ieri sera hanno vinto ben due premi speciali, quelli della critica e quello della sala stampa, e che si accingono a stare in testa alle classifiche dei pezzi più ascoltati durante i mesi estivi. Ma io scommetto anche su \”Made in Italy\” di Rosa Chemical e su \”Il bene nel male\” di Madame.
Durante il festival non ci si è dimenticati della guerra, o del disastro in Sira e Turchia.
Si è accolta la lettera di Zelensky, il gruppo musicale ucraino al quale si è data anche la parola, e si sono raccolti fondi per i terremotati.
Ma in fondo Sanremo resta una kermesse canora, possibile solo grazie al lavoro di centinaio di persone e di quella straordinaria Orchestra della Rai diretta da Leonardo De Amicis che conta 40 strepitosi maestri che nel corso delle serate suonano circa 90 brani, in maniera impeccabile.
E allora, archiviata anche questa 73esima edizione del Festival di Sanremo, non resta che goderci la musica che ha partorito e si ricomincia a contare i giorni fino alla prossimo anno.
Perché criticato o meno, Sanremo è Sanremo … pararà.

 

 

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