Il Consiglio dei Ministri ha impugnato 25 norme della Finanziaria regionale siciliana approvata a maggio. Tra l’altro stop alle stabilizzazioni di precari e personale covid. La replica di Armao.
Il Commissario dello Stato, un tempo organo di valutazione di costituzionalità delle leggi regionali, è stato altrettanto da tempo sostituito dal Consiglio dei Ministri. E adesso il governo Draghi ha impugnato innanzi alla Corte Costituzionale 25 norme della Legge Finanziaria regionale siciliana approvata lo scorso maggio. Tra le norme cassate vi sono le assunzioni con contratto a tempo indeterminato del personale sanitario e tecnico assunto a tempo determinato a fronte dell’emergenza covid. Poi è stop anche alle stabilizzazioni di varie categorie di precari, tra Asu e personale ex Dipartimento Foreste. E poi è altrettanto stop alla possibilità per i dipendenti pubblici di ottenere l’anticipazione del Tfr, il trattamento di fine rapporto. E poi semaforo rosso alle assunzioni degli assistenti sociali, e di 300 dirigenti a tempo determinato. E poi no all’extra – budget per i privati che sono convenzionati con il sistema sanitario calcolato sul consolidato 2019. E si complica la trattativa per il rinnovo del contratto e la riclassificazione dei dipendenti regionali. E a ciò sono interessati circa 12mila dipendenti per il periodo 2019-2021. In tal caso il Consiglio dei Ministri ha impugnato la norma perchè la copertura finanziaria viola i principi costituzionali e l’accordo firmato tra Regione e Stato sulle riduzioni di spesa collegate alla spalmatura del disavanzo finanziario. E l’assessore regionale all’Economia, e vice presidente della Regione, Gaetano Armao, replica: “La gran parte delle norme impugnate non sono di iniziativa governativa e comunque non determinano alcun effetto sugli equilibri di bilancio della Regione, né tanto meno nell’esame del disegno di legge di variazioni di bilancio che immette nuove risorse finanziarie per quasi 900 milioni di euro. Il governo Musumeci ha condotto un serrato e proficuo confronto con il governo centrale, superando gran parte dei rilievi che erano stati posti su alcune delle disposizioni approvate. Sono residuate talune questioni su norme non strutturali per la manovra, soprattutto di iniziativa non governativa, sulle quali il Consiglio dei Ministri ha deciso di procedere con l’impugnativa e sulle quali si pronuncerà definitivamente la Corte Costituzionale” – conclude Armao. Nel frattempo, secondo quanto trapelato, sarà analizzata in modo approfondito l’impugnativa, e si prevede già di resistere su alcune norme innanzi alla Corte Costituzionale, tra cui quelle sui precari e le stabilizzazioni. Altre norme impugnate potranno essere riproposte con una riscrittura. Altre, invece, saranno probabilmente cassate definitivamente.
Angelo Ruoppolo (Teleacras)