Secondo appuntamento con la rassegna “Scolpire il tempo. Il paesaggio e il cinema”, una retrospettiva di film sul rapporto fra lo spazio fisico e il complesso sistema di percezioni attraverso cui lo sguardo costruisce e riconosce il paesaggio come immagine cinematografica.
È la volta del film “I basilischi” di Linea Wertmuller, girato nel 1963 fra la Basilicata e la Puglia, che dipinge con mano sicura e leggera un ritratto impietoso di un asfittico e sonnacchioso microcosmo rurale, che ha plasmato giovani incapaci di destarsi e fuggirne. Un\’indagine sociale capace di introspezione psicologica e condita da una pungente dose di ironia e da un pizzico di grottesco.
In un piccolo paese del meridione Antonio, giovane studente in legge, figlio di un notaio, trascorre insieme agli amici, Francesco e Sergio, le sue lunghe giornate. I tre sono insofferenti e nello stesso tempo partecipi della mentalità arretrata del paese. Bighellonano, tentano qualche approccio con le ragazze, litigano con i genitori, pensano a cose che non faranno mai e sognano romantiche e fantasiose avventure sentimentali. Sempre gli stessi discorsi e sempre gli stessi luoghi. Intorno a loro una realtà inerte, scossa solo qui e la da qualche \”avvenimento\” di cui tutti parlano: una moglie che lascia il marito e una donna che si suicida per motivi familiari. La grande occasione si presenta proprio ad Antonio: recatosi a Roma con alcuni parenti avrebbe la possibilità di trasformarsi, di rompere con gli indugi e le apatie della sua esistenza quotidiana. Ma tornato al paese è come se nulla fosse accaduto. Ricomincia la vita di sempre.
Appuntamento lunedì 8 maggio alle ore 17:30 nella sala Tommaso Fazello del Museo Archeologico “Pietro Griffo”. Ingresso libero.