La giudice Luparello notifica un provvedimento di sequestro conservativo dei beni ad Antonello Montante, Diego Di Simone e Marco De Angelis. I dettagli sulle pretese risarcitorie.
Lo scorso venerdì 10 maggio 2019, Graziella Luparello, originaria di Racalmuto, giudice per le udienze preliminari al Tribunale di Caltanissetta, ha condannato l’ex presidente di ConfIndustria Sicilia, Antonello Montante, a 14 anni di reclusione nell’ambito dell’inchiesta sul cosiddetto “Sistema Montante”. Adesso la stessa giudice Luparello ha notificato a Montante un provvedimento di sequestro conservativo dei suoi beni a garanzia del pagamento delle spese processuali e del risarcimento del danno alle parti civili del processo alle quali è stato riconosciuto subito, dopo il giudizio di primo grado, il diritto al risarcimento. A garanzia? Sì, perché il Tribunale di Caltanissetta ritiene che sussista il rischio concreto che Antonello Montante si spogli dei suoi beni, vendendoli, occultandoli in fondi neri o intestandoli ad altri e altrove, al fine di sottrarli alle mani, anzi alle grinfie, giudiziarie dello Stato.
A quanto ammontano, al momento, le pretese verso non solo Montante ma anche a carico di altri due imputati, Diego Di Simone e Marco De Angelis, condannati in abbreviato anche loro il 10 maggio? Complessivamente si tratta di 68mila euro. Le parti civili che hanno presentato istanza di immediato risarcimento sono Antonio Grippaldi, Gildo Matera, Gaetano Rabbito, Giampiero Casagni, Wladimiro Crisafulli e Pietro Di Vincenzo. I risarcimenti previsti sono di 15 mila euro ciascuno per Giampiero Casagni e Pietro Di Vincenzo il quale però non ha diritto alle spese legali perché usufruisce del gratuito patrocinio.
E poi 5mila euro ciascuno per tutte le altre parti civili. E poi, ancora, 3764 euro per il pagamento delle spese processuali. La Procura di Caltanissetta ha delegato l’esecuzione del sequestro alla Guardia di Finanza, e le Fiamme gialle hanno scoperto che sul conto corrente di Montante vi sarebbero solo 3mila euro, e sui conti degli altri due imputati, Di Simone e De Angelis, circa 20mila euro. Ecco perché, per raggiungere la somma necessaria, e a garanzia di ulteriori, e non eventuali, pretese risarcitorie, il provvedimento di sequestro comprende anche due immobili di Montante, attualmente detenuto agli arresti domiciliari nella sua villa a Serradifalco che peraltro, insieme alla casa nel paese nisseno, sarebbero in vendita con tanto di cartelli “vendesi” e numero di telefono già affissi.
L’avvocato Giuseppe Panepinto, uno dei difensori di Antonello Montante, annuncia ricorso al Tribunale del Riesame contro il sequestro, e commenta lapidario: “E’ un provvedimento che non ha ragione d’essere”.
Angelo Ruoppolo (Teleacras)