Il Consorzio di Tutela dell’Arancia Rossa di Sicilia IGP e il Consorzio di Tutela Arancia di Ribera DOP rappresentano oggi in Sicilia migliaia di operatori del settore agrumicolo, produttori, confezionatori e muovono una fetta importante e qualificata dell’agrumicoltura siciliana.
Da dati ISTAT infatti la produzione di arance in Sicilia è pari al 65% della produzione nazionale, sostanzialmente divisa in parti uguali tra arance gruppo navel (bionde) e arance rosse (tarocco, etc.) e insieme all’indotto costituiscono una fetta importantissima dell’economia siciliana.
I due Consorzi aderiscono entrambi ad Origin Italia, l’associazione dei consorzi di tutela che rappresenta oltre 90 consorzi tra i più importanti in Italia.
La mission dei consorzi è quella di promuovere, tutelare e vigilare il proprio brand per farlo affermare sempre più sui mercati, farlo conoscere ai consumatori, tutelarlo dall’evocazione e garantire al mondo della produzione e a tutti gli operatori un valore aggiunto derivante proprio dall’affermarsi del marchio di qualità.
Questa è l’attività che i due consorzi continueranno, in sinergia, con tutte le loro forze a svolgere giorno dopo giorno, anche insieme al sistema dei grandi consorzi italiani all’interno di Origin.
Ma oggi i due Consorzi sono chiamati ad affrontare una situazione di emergenza e di estrema gravità come quella attuale per la quale non è più possibile rimanere inermi.
“La Sicilia – si continua a leggere nella nota stampa a firma dei due presidenti Salvatore Daino e Gerardo Diana – sta vivendo una delle peggiori stagioni immaginabili dal punto di vista climatico. Alla mancanza di piogge nel periodo autunnale, invernale e primaverile sta facendo seguito una estate con temperature estremamente elevate. Il rischio della desertificazione dei nostri territori è diventato ormai concreto. Nonostante negli anni siano stati costruiti invasi e dighe, gli stessi oggi si presentano in una drammatica situazione di carenza di accumulo d’acqua. Quasi tutte le dighe infatti sono a secco, con pochissima acqua, ad eccezione del Lago di Lentini, le cui acque tuttavia non sono state per niente utilizzate fino a qualche giorno fa per difficoltà nell’approntare i mezzi di sollevamento e rilancio, sollevamento avviato solamente in questi giorni anche se ancora sicuramente in maniera insufficiente rispetto al fabbisogno e per il quale rimane comunque sempre problema legato ai costi. Alla carenza d’acqua si aggiungono le condizioni delle reti colabrodo, l’inefficienza e la scarsa manutenzione delle reti idriche con il risultato che attualmente per irrigare sta reggendo, e non si sa fino a quando, la sola rete dei pozzi artesiani che tuttavia, a causa della siccità, diminuiscono la portata e i cui costi di eduzione diventano ogni giorno più onerosi e insopportabili. A fronte di questa situazione drammatica la risposta delle Istituzioni Regionali e Nazionali dedite a fornire soluzioni concrete è stata quanto meno carente e comunque non all’altezza del compito per affrontare l’immane crisi che questa situazione climatica, tra l’altro prevista, sta giorno dopo giorno determinando. Meraviglia che gli avvenimenti di oggi siano già previsti in numerosi documenti e provvedimenti elaborati e adottati dalla Regione Sicilia e per ultimo nel Progetto dell’Aggiornamento del Piano di Tutela delle Acque, approvato dalla Giunta Regionale nel mese di gennaio 2024. Nel febbraio del 2020 la Giunta Regionale aveva approvato il Piano regionale per la lotta alla siccità, redatto dall’Autorità di bacino del distretto idrografico della Sicilia, piano che prevedeva 15 azioni di intervento che sono rimaste per lo più carta straccia. Possiamo affermare serenamente che le analisi che sono state effettuate erano corrette ma che alle stesse molto raramente sono seguite azioni di governo capaci di prevenire il verificarsi della drammatica situazione che oggi viviamo, che era assolutamente prevista ma per la quale ben poco dal punto di vista concreto si è fatto.
Oggi, se è vero che i nostri associati lavorano principalmente per produrre in qualità, ci viene chiesto di farci portavoce del dramma e provare a definire delle soluzioni per la sopravvivenza dell’agrumicoltura siciliana”.
Da qui la richiesta di misure di resistenza per far fronte nell’immediato all’enorme esborso economico.
“Servono misure di sostegno veloci e di attuazione pratica – continuano Daino e Diana – a cominciare dagli oneri consortile del 2023. A fronte della drammatica crisi, gli agrumicoltori siciliani stanno ricevendo bollette a 4 zeri per il pagamento dell’acqua che non è stata servita. Vengono richieste cifre astronomiche per il mantenimento di strutture quali i consorzi di bonifica commissariati da oltre trenta nni. Si richiede di urgenza un provvedimento della Giunta Regionale che provveda ad annullare gli oneri consortili per 2023 a causa della siccità e a modificare le bollette degli anni precedenti escludendo tutti coloro che non hanno usufruito dell’acqua e rideterminando i conguagli per quegli anni. Un’altra richiesta è quella relativa agli sconti per energia elettrica a gasolio agricolo. La siccità e la mancanza di acqua servita dai consorzi di bonifica stanno costringendo i produttori a sfruttare sempre di più i pozzi artesiani, le cui falde si trovano sempre più in profondità, con costi di eduzione per ogni ora di acqua sempre più gravosi e insopportabili. Si chiede pertanto di attivare una scontistica sul costo dell’energia elettrica e sul gasolio per consentire la sopravvivenza delle piante e salvaguardare, fin che è possibile, il frutto, attivando un aiuto temporaneo eccezionale per il caro energia alle imprese agricole come quello previsto per le aziende che sono state colpite dalla crisi del conflitto russo-ucraino. Ma è necessaria anche la riforma del sistema assicurativo a seguito della siccità. L’attuale sistema assicurativo offerto alle aziende per i danni di grandine, siccità e quant’altro presenta dei limiti che sostanzialmente rendono inutilizzabile la polizza assicurativa, pure a fronte di una polizza che negli anni è diventata sempre più gravosa. Il risarcimento assicurativo del danno infatti avviene attualmente con l’accertamento del danno se supera una percentuale elevata della produzione. Questo può verificarsi in caso di grandine o di altri eventi estremi ma non si verifica nel caso della siccità. Il produttore infatti, grazie all’irrigazione a cari costi, riesce a sopperire alla sopravvivenza delle piante e realizzare una sufficiente produzione. In mancanza di acqua piovana tuttavia diventa sempre più difficile produrre un prodotto di qualità e di buona pezzatura. Questa è l’attuale situazione che rappresenta di fatto una beffa per il produttore. E’ opportuno, pertanto, procedere ad una riforma dell’attuale sistema assicurativo in modo tale che possa risarcire anche il danno derivante dalla scarsa qualità e pezzatura del prodotto e quindi coprire i danni derivanti dalla consequenziale minore entrata per il produttore”.
Per Daino e Diana c’è un altro aspetto che bisogna tenere in considerazione, ossia l’AgriCat il Fondo che non esiste.
“AgriCat è il Fondo Mutualistico Nazionale per la copertura dei danni catastrofali meteoclimatici alle produzioni agricole, istituito con la Legge n. 234 del 30 dicembre 2021 e gestito dalla società AGRI-CAT S.r.l.. È uno strumento previsto dal Piano Strategico Nazionale della PAC 2023-2027 (intervento SRF04) e finalizzato all’erogazione di indennità in favore degli agricoltori partecipanti al Fondo che abbiano subito un danno alle proprie coltivazioni in conseguenza di un evento catastrofale da alluvione, gelo o brina, siccità. Per richiedere l’intervento del Fondo AgriCat a seguito di danni alla produzione agricola causati da alluvione, gelo o brina, siccità è necessario che le aziende agricole partecipanti al Fondo presentino apposita denuncia di sinistro. Tutto bene? Per niente! Di fatto l’accesso alla piattaforma è sostanzialmente impossibile e le risorse di cui è dotato il Fondo appaiono comunque non sufficienti. Se funzionasse, se venisse sbloccato potrebbe essere un valido strumento di supporto per i produttori alle prese con la drammatica situazione siccitosa di questi anni. Se ne chiede immediatamente lo sblocco, la semplificazione burocratica e l’impinguamento del Fondo, se insufficiente. È necessario anche lo sblocco dei pagamenti del contributo pubblico per le assicurazioni da danni atmosferici per il 2022. È importante garantire ai produttori in questa fase così difficile una sufficiente liquidità per fare fronte alle spese sempre più gravose per garantire l’irrigazione necessaria dei propri agrumeti attraverso le uniche fonti d’acqua ancora utilizzabili, i pozzi artesiani, che richiedono dei costi esosi e sproporzionati ma che garantiscono (sino a quando?) la sopravvivenza ed il minimo vitale di acqua. Per queste considerazioni lo sblocco dei pagamenti a favore dei produttori che hanno contratto le polizze che coprono almeno due avversità per il 2022 è più che mai urgente e non rinviabile. Contemporaneamente, occorre il blocco dei Mutui con istituti di credito e con ISMEA. Chiediamo – continuano ancora Daino e Diana – l’emanazione di un provvedimento legislativo che sospenda per uno o due anni i mutui agricoli accesi con gli istituti di credito e con ISMEA. La richiesta del provvedimento legislativo deriva dalla necessità di non determinare un pregiudizio da parte delle centrali rischio nei confronti dei produttori che dovessero richiedere su iniziativa propria la sospensione del mutuo al proprio istituto creditore. Tale condizione, anche se accolta dall’istituto di credito, potrebbe tuttavia determinare una segnalazione alle centrali di rischio con le conseguenti difficoltà ad accedere nel prossimo futuro, in caso di necessità, ad ulteriori linee di credito. Inoltre, per garantire una buona liquidità ai produttori si richiede che ISMEA si attivi a concedere ai produttori che ne facciano richiesta dei mutui siccità, con un preammortamento fino a cinque anni e restituzione in mini rate”.
Le richieste dei due consorzi non si esauriscono qui.
Infatti, Daino e Diana chiedono l’erogazione anticipata dei contributi PAC e misure di prospettiva che dopo decenni non possono essere più rimandate.
“Il completamento delle opere necessarie per rendere funzionali tutte le dighe e gli invasi costruite in Sicilia deve essere un obiettivo primario e realizzato in tempi certi, così come lo sfangamento degli invasi a cominciare da subito visto che non vi è acqua.
Proposte di misure attuative per un adeguato attingimento dell’acqua: la costruzione degli impianti di sollevamento delle acque del Lago di Lentini e delle condutture per trasportare a monte le sue acque va realizzato nei tempi più brevi possibili, interventi di riqualificazione e ammodernamento delle reti dei consorzi di bonifica, realizzazione di piccoli invasi e di laghetti collinare, interventi di interconnessione degli schemi idrici esistenti (es. gronde di Catania),
interventi di riutilizzo delle acque reflue depurate, interventi per la riduzione delle perdite e per la manutenzione delle reti di distribuzione del settore idropotabile, un sistema di captazione delle acque piovane (quando e se piove) e l’attivazione permanente e immediata del trasferimento del massimo flusso d’acqua possibile dalla diga Gammauta alla diga Castello, mediante la bretella di collegamento. (Periodo permanente che va dalle prime piogge fino ad un livello di salvaguardia ai fini di scongiurare eventuali crisi climatiche). Ed ancora, la gestione e responsabilità direttamente al consorzio di bonifica, attivazione e/o nuova progettazione degli impianti di sollevamento lungo il fiume Sosio Verdura, che collega con una nuova rete idrica il riempimento della Castello e consentirebbe nel periodo invernale il riempimento dei laghetti collinari di tutte le aziende agricole e il Lago Gorgo importante fonte di accumulo per la ridistribuzione nel periodo irriguo. Il lago Gorgo dovrebbe essere a concessione esclusiva e unica ad uso agricolo. Tratto di circa 1200/1500 metri di condotta da progettare per collegare il lago Gorgo per Contrada San Pietro Superiore (Rizzuto) e la Piana di Virzì nel territorio di Cattolica Eraclea. Pulizia costante programmata, snellendo le procedure di competenze di circa una dozzina di autorizzazioni per pulire le vasche di decantazione della traversa Gebbia. La pulizia periodica servirebbe per aumentare l’afflusso d’acqua alla diga Castello nel periodo post piogge. Bisognerebbe dare potere esecutivo al Consorzio di Bonifica. Nuova progettazione di una condotta a monte del Sosio – Verdura che per caduta libera consentirebbe il riempimento della Diga Castello prescindendo dalle opere già esistenti e da vincoli e/o da concessioni che ostacolino le attività di riempimento. Revisione generale di tutta la rete idrica e/o riprogettare tutte le condotte e i vari comizi di stazionamento del tutto fatiscenti, di tutto il territorio al fine di evitare il costo esoso delle riparazioni oltre la perdita del 60% di acqua, oro prezioso per tutti gli agricoltori.
Studio e/o aggiornamento di fattibilità per la famigerata diga sul “Valentino”. Area interessata Sosio – Verdura
Costruzione di dissalatori in diverse parti della Sicilia. I vecchi dissalatori costruiti in Sicilia all’inizio degli anni 2000 e abbandonati successivamente perché troppo costosi vanno ripensati. La tecnologia è oggi profondamente cambiata, il costo si è molto ridotto rispetto al passato. In ogni caso la costruzione di nuovi dissalatori, con le moderne tecnologie, deve essere seriamente considerata, consistendo l’acqua marina una fonte inesauribile. Si chiede pertanto la costruzione di nuovi dissalatori in Sicilia, dove l’unica cosa che non manca è l’acqua di mare. Seria verifica dei bacini sotterranei presenti nelle aree della Piana di Catania e nel Ragusano. Oggi nessuna disponibilità di acqua può essere trascurata. Bisogna pertanto approfondire gli aspetti dei bacini di acqua dolce presenti nel sottosuolo della Sicilia, contemperarne i costi e costruire le condizioni idonee per la captazione e l’estrazione dell’acqua.
Il costo delle duzione, del prelievo e del rilancio dell’acqua rimane comunque una questione cruciale. È necessario pensare nell’immediato alla costruzione di impianti fotovoltaici sui laghi siciliani, a partire dal Lago di Lentini, per potere abbattere i costi di rilancio. E ancora il recupero delle acque reflue.
Le lunghe richieste di Daino e Diana continuano con la richiesta dello snellimento delle procedure burocratiche.
Si richiede inoltre che vengono attivate misure di snellimento delle complesse procedure burocratiche: Per l’attingimento dell’acqua dei corsi d’acqua disponibili, Per le pratiche dei laghetti, La ricerca di acqua mediante l’escavazione di pozzi artesiani, La regolarizzazione dei pozzi artesiani esistenti, L’attraversamento delle strade, delle ferrovie e di quant’altro necessità, La possibilità di collocare impianti fotovoltaici in vicinanza dei pozzi per supportare il consumo di energia elettrica.
“Un altro elemento da ponderare, più in generale per le prospettive di crescita della Sicilia, infine – proseguono Daino e Diana – è il concetto di reciprocità tra le Regioni che si affacciano sul Mediterraneo. Sempre di più ormai sulle diverse sponde del Mediterraneo vengono prodotti arance, limoni, ortaggi, pomodori, etc., tutte produzioni simili alle nostre che in vario modo invadono i mercati europei e diventano concorrenziali per noi, con una differenza essenziale che è costituita dai costi di produzione che indubbiamente sono di molto inferiori nei paesi della sponda africana del Mediterraneo, costituendo di fatto una forte distorsione nei mercati. A questo si aggiunge l’uso spregiudicato di prodotti chimici che da tempo, a salvaguardia dei consumatori, dei cittadini europei e dell’ambiente, sono vietati nei nostri Paesi. È necessario pertanto che l’Unione Europea i singoli Paesi trovino il modo di tutelare le economie dei Paesi Membri garantendo a tutti gli effetti il principio di reciprocità. Gli agrumi rappresentano per i nostri Paesi una ricchezza comunque irrinunciabile per le nostre economie, per la bellezza dei territori, per la sostenibilità ambientale. Purtroppo l’esperienza passata con i danni procurati dal virus Tristeza, dal quale ci stiamo appena riprendendo e che è costato tantissimo ai nostri produttori, ci insegna che non è possibile neanche per un momento abbassare la guardia contro i rischi e le fitopatie in arrivo dai Paesi Extraeuropei. Il Citrus greening (Huanglongbing, HLB o inverdimento degli agrumi) ha più nomi, ma un unico risultato finale: la crescita sulle piante di agrumi amari e senza alcun valore commerciale. Ha spazzato via gli agrumeti in tutto il mondo, causando miliardi di perdite di produzioni annuali. In Spagna il vettore di questa fitopatia è già presente, recentemente è stato riscontrato anche a Cipro e pertanto in Italia non possiamo permetterci errori. Siamo inoltre sotto la minaccia costante del Citrus Blak Spot, CBS, che arriva dal Sudafrica e di cui abbiamo già recentemente denunciato la pericolosità. Il suo ingresso in Europa determinerebbe un aumento insostenibile dei costi di produzione e l’esclusione dal mercato dell’Agrumicoltura in biologico per impossibilità di controllare il patogeno con i fungicidi. L’unico mezzo per contrastare molte di queste malattie distruttive è la prevenzione e tra queste l’applicazione delle misure di quarantena. Quest’ultima intesa non soltanto come barriera doganale alle frontiere ma anche come controllo fitosanitario capillare del territorio, riguardante i centri di produzione di materiale di riproduzione (vivai), le rivendite di piante ornamentali, i flussi turistici, lo scambio e il commercio di materiale di riproduzione (es. marze), il commercio di frutta senza l’indicazione di origine o con indicazioni non veritiere. L’impegno dei consorzi di tutela e di tutte le Istituzioni preposte in modo che si porga argine ai rischi di diffusione di queste gravissime fitopatie deve essere sempre costante e persuasivo. Non c’è dubbio che ormai comunque, al di là dei ritardi accumulati nel passato e delle responsabilità che comunque andrebbero definite, bisognerà guardare alle condizioni della Sicilia con realtà e concretezza, prendendo atto che di fatto l’andamento meteo-climatico è caratterizzato da una costante diminuzione della piovosità con il rischio sempre più concreto della desertificazione dei nostri territori e del profondo cambiamento della produzione agricola e agrumicola così come l’abbiamo vissuta nell’ultimo secolo. Il problema più dirimente oggi è e lo sarà anche per il prossimo futuro l’acqua, che manca e dove insiste, quali sono i costi, chi li sostiene, se sono compatibili con la remunerazione della nostra agricoltura. Ai propositi che vengono elencati in questo documento se ne dovranno aggiungere anche altri con il contributo delle organizzazioni di categoria, dei produttori, degli esperti e degli uomini e donne di buona volontà, ma la questione di fondo è che, di fronte al dramma che sta vivendo la Sicilia, questa generazione sarà giudicata dalle generazioni future per come e in che modo sarà stata in grado di affrontare la crisi climatica e la conseguente siccità che ne sta derivando e in che modo si sarà prodigata per salvare l’Isola. Queste sono le sfide alle quali i Consorzi di Tutela dell’Arancia Rossa di Sicilia IGP e dell’Arancia di Ribera DOP non vogliono sottrarsi e anzi intendono affrontarle fino in fondo ben consapevoli che dal loro esito dipende per gran parte il futuro non solo della produzione agrumicola ma dello sviluppo economico e sociale dell’intera Isola e del futuro delle nuove generazioni”.