Siccità, nessun rischio nell’agrigentino. Anzi possiamo offrire consulenza nei territori nazionali che la soffrono

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di Franco Pullara

Il sistema idrico agrigentino, al di là dei problemi economici, gode di ottima salute. Le riserve idriche assicurano la normale, si fa per dire, erogazione dell’acqua all’utenza.

Invasi e sorgenti hanno quantità idriche da scongiurare qualsiasi crisi almeno nell’utilizzo civile e fino a superare la stagione estiva.

Non c’è, dunque, lo spettro del ripetersi dell’emergenza idrica di circa 23 anni addietro a causa del prolungarsi dell’assenza di piogge.

Non solo, gli agrigentini potrebbero offrirsi ai connazionali dal Lazio al Piemonte come consulenti per garantirsi il prezioso liquido anche in periodi come gli attuali caratterizzati da scarse e quasi assenti precipitazioni atmosferiche.

Il metodo agrigentino, così per anticiparlo agli interessati del nord Italia, è quello del dromedario che può bere fino a 100 litri d’acqua in dieci minuti e resistere alla sete per otto giorni. Allo stesso modo, nella nostra provincia i cittadini accumulano l’acqua in contenitori interrati, sui tetti, nelle soffitte e, in passato, anche nelle “bagnere” e “cati” per poi consumarla tra un turno e l’altro di distribuzione idrica. Il gestore del servizio idrico, dal canto suo, eroga l’acqua, nella migliore delle ipotesi, ogni tre giorni fino a superare la quota del dromedario, gli otto giorni.

Le reti idriche interne ed esterne delle città perdono circa il 50 per cento dell’acqua immessa nelle condotte, ma se non si immette acqua le perdite scendono a zero. Ed ecco spiegato il perché l’acqua arriva quando arriva.  Dal Lazio al Piemonte il servizio è h24 e le perdite pure. Non ci vuole tanto a sperimentare che basta non darla l’acqua per risparmiarla e azzerare le perdite.  Il dromedario insegna.

In provincia di Agrigento la siccità non fa paura perché i cittadini la vivono sempre, come dire sono allenati anche nei periodi di inondazione e di alluvioni con l’erogazione a turni e le riserve idriche dei privati.

A proposito di vasche di accumulo dei privati, gli agrigentini si sono salvati grazie al fatto di essere restii agli inviti come lo sono stati nel 2010 quando Giuffrida all’epoca amministratore di Girgenti acque iniziò la sua crociata contro le riserve dei privati che a suo parere dovevano essere eliminate, praticamente, voleva distruggere il centenario metodo del dromedario e buttarci nella totale desolazione. Ma per fortuna…

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