In Sicilia i bacini contengono 200 milioni di metri cubi d’acqua in meno rispetto al 2022. Si profila il razionamento idrico già a maggio. La Regione corre ai ripari.
La quantità d’acqua contenuta negli invasi in Sicilia solleva preoccupazioni, al pari di quanto accade in altre parti d’Italia, in particolare al nord, flagellate dalla siccità. L’isola è quasi a secco, e la necessità dell’acqua razionata nei Comuni potrebbe insorgere già a maggio, perché alle condizioni attuali le risorse idriche non sono sufficienti per affrontare l’estate a pieno regime. I bacini contengono 200 milioni di metri cubi d’acqua in meno rispetto al 2022, e sono vuoti per oltre il 60 per cento, secondo gli ultimi dati forniti dall’Autorità di bacino della Regione. Ecco perché il presidente della Regione, Renato Schifani, ha istituito un tavolo tecnico permanente per predisporre misure contro la crisi idrica in Sicilia. A Palazzo d’Orleans è già pronto un calendario di riunioni con gli assessori interessati, ovvero all’Agricoltura, Luca Sammartino, e all’Energia, Roberto Di Mauro, insieme ai dirigenti generali dei dipartimenti regionali competenti e ai responsabili dei Consorzi di bonifica, Siciliacque, Enel Produzione, Enel Green, Eni e dei nove Ato idrici dell’Isola. Attualmente, così come attestato dall’Osservatorio sugli utilizzi idrici nel distretto idrografico della Sicilia, ricorre, tecnicamente, uno stato di “severità idrica bassa” in tutta la regione, ad esclusione del comparto delle zone irrigue servite dagli invasi “Pozzillo”, “Nicoletti” e “Don Sturzo” (nelle province di Catania, Enna e Siracusa), che sono in sofferenza, e a cui è stata attribuita, invece, una “severità idrica media”. Inoltre, dal permanere di condizioni meteo climatiche non favorevoli e ormai tendenti alla stabilizzazione verso l’assenza di precipitazioni, si profila un trend negativo. Il presidente Schifani afferma: “Da oltre due mesi la Regione ha messo in campo una serie di misure per mitigare la siccità. Sono stati attivati dei tavoli con soggetti ed enti interessati per migliorare la capacità di accumulo delle dighe attraverso l’eliminazione dei detriti depositati sul fondo degli invasi. Un’ulteriore spinta in tal senso è arrivata dall’approvazione dei Piani di gestione proposti dai gestori delle dighe e autorizzati dall’Autorità di bacino della presidenza della Regione. Adesso – dopo diverse riunioni, con il coinvolgimento dei Consorzi di bonifica e degli enti erogatori dell’acqua, per rendere più celeri i lavori per il recupero delle condotte idriche – si rende necessario un tavolo permanente con gli enti interessati dove si esamineranno tutte le proposte possibili per affrontare l’eventuale crisi idrica che potrebbe verificarsi nel prossimo periodo estivo” – conclude. In Sicilia sono 46 gli invasi, ma solo 21 funzionano normalmente, e 11 sono da anni in esercizio sperimentale. Atri 7 subiscono limitazioni, tra cui quello di Piano egli Albanesi, e 4 sono fuori sevizio temporaneo. Le dighe siciliane hanno una media di vita di 50 anni, ma la manutenzione non è eseguita da tempo, e così si accumulano fango e sedimento limitando la capacità di utilizzo. Nei giorni scorsi l’assessore Di Mauro è andato a Roma per sbloccare cantieri per 50 milioni di euro di lavori. In Sicilia si disperde il 52 per cento dell’acqua delle reti idriche interne.
Angelo Ruoppolo (Teleacras)