Simone Gramaglia: “Il Dpcm ha ucciso la ristorazione italiana”

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“Ieri 25 ottobre è morta la ristorazione italiana.

Il Governo Nazionale, ancora una volta, sta dimostrando la sua totale incapacità ed inadeguatezza nel gestire il ritorno della seconda ondata di contagi da Coronavirus.

Provo totale dissenso ed indignazione per alcune restrizioni messe in atto dal nuovo DPCM.

E’ inaccettabile aver prima chiesto a bar, ristoranti, piscine, palestre, teatri ed altri settori che il Governo definisce “non essenziali” e “superflui”, di adeguarsi: di predisporre ed implementare tutte le norme di sicurezza necessarie e giuste per poi mandarli al patibolo. E’ un’eutanasia assistita stoppare queste attività due volte in un anno.

Non sono questi imprenditori i responsabili dell’ innalzamento della curva del contagio.

DPCM dopo DPCM, il governo ha messo l’Italia in ginocchio, togliendo ai cittadini la dignità di lavoratori e privandoli del diritto, costituzionalmente garantito, di lavorare.

Oggi assistiamo ad uno scempio.

Tanti ristoratori, viste le pesanti restrizioni orarie, saranno costretti a chiudere le loro attività perché sarà impossibile sostenere le spese a queste condizioni. Gli affitti restano gli stessi così come le tasse e le spese per i dipendenti ma verranno meno gli introiti derivanti dal diritto ad esercitare il proprio lavoro. Di conseguenza molte famiglie si troveranno ad affrontare una crisi economica che porterà a drastiche e spero non estreme soluzioni.

Un Governo che si rispetti deve garantire la “Vita” al proprio popolo e non deve permettere che si registrino episodi (come quelli accaduti nel periodo del lockdown) in cui imprenditori esasperati si sono tolti la vita.

E’ una situazione insostenibile. Servono subito incentivi, queste categorie vanno risarcite e protette”.

Lo dichiara il consigliere comunale (primo eletto) Simone Gramaglia.

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