“Sorella Sanità”: sette condanne in Appello

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La Corte d’Appello di Palermo condanna 7 imputati giudicati in abbreviato nell’ambito dell’inchiesta “Sorella Sanità”: inasprimento di pena per Candela e Taibbi.

Il 5 agosto del 2021, nell’ambito dell’inchiesta cosiddetta “Sorella Sanità”, il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Palermo, Clelia Maltese, a conclusione del giudizio abbreviato, ha condannato 7 imputati e ne ha assolto uno. Sono stati inflitti 6 anni e 8 mesi di reclusione ad Antonio Candela, 58 anni, di Palermo, ex manager dell’Azienda sanitaria provinciale di Palermo, ed ex responsabile della Cabina di regia regionale per il contrasto al covid in Sicilia. E poi 6 anni e 6 mesi a Fabio Damiani, ex manager dell’Azienda sanitaria di Trapani e responsabile della Centrale unica di committenza degli appalti. E poi 5 anni e 8 mesi a Giuseppe Taibbi, ritenuto il “faccendiere” di riferimento di Candela, 5 anni e 10 mesi a Roberto Satta, responsabile operativo della Tecnologie Sanitarie Spa, 7 anni e 2 mesi a Francesco Zanzi, amministratore delegato della stessa società, 5 anni e 10 mesi a Salvatore Navarra, ex presidente del consiglio di amministrazione di Pfe spa, e 4 anni e 4 mesi al “faccendiere” Salvatore Manganaro, di Canicattì, ritenuto il referente di Fabio Damiani per gli appalti. Unico assolto è stato Angelo Montisanti, responsabile operativo per la Sicilia della società Siram. A Manganaro e Damiani è stata riconosciuta l’attenuante per avere collaborato con la magistratura. Ebbene adesso i giudici della Corte d’Appello di Palermo, presieduta da Adriana Piras, hanno inflitto ad Antonio Candela 7 anni e 4 mesi di reclusione, ovvero 6 mesi in più rispetto al giudizio di primo grado. E 6 anni e 4 mesi a Giuseppe Taibbi, quindi 6 mesi in più anche lui. Poi sono state confermate le altre cinque condanne sentenziate dal Tribunale. Altrettanto confermata è stata l’assoluzione di Angelo Montisanti. L’indagine della Guardia di Finanza, sfociata negli arresti il 22 maggio del 2020, ruota intorno a presunte tangenti milionarie che sarebbero state incassate da burocrati della sanità per agevolare le imprese interessate ad appalti, del valore complessivo di oltre 600 milioni di euro, da assegnare per lo svolgimento di servizi e l’erogazione di forniture. Agli imputati, a vario titolo, si contestano i reati di corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio, induzione indebita a dare o promettere utilità, istigazione alla corruzione, rivelazione di segreto di ufficio e turbata libertà degli incanti. Il giudice Maltese in primo grado ha già ordinato la confisca, quale prezzo del reato, di 268mila euro a carico di Taibbi e Candela, di oltre 1 milione e 100mila euro a Damiani e Manganaro, e di un altro milione di euro nei confronti del solo Manganaro. Poi 238mila euro a Zanzi e 750mila a Navarra. Si tratta delle cifre che sarebbero state promesse o pagate per corrompere i pubblici ufficiali. Il giudice ha inoltre sentenziato che gli imputati condannati risarciscano le parti civili fra cui l’assessorato regionale alla Sanità e l’Azienda sanitaria di Palermo. Il 4 febbraio del 2021 ha patteggiato la pena ed è stato condannato a 4 anni e 6 mesi di reclusione Ivan Turola, presunto referente occulto della società Fer.Co. E non è stata accolta la proposta di patteggiamento a 5 anni per Roberto Satta, e a 4 anni e 2 mesi per Salvatore Manganaro.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

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