I giudici della Corte di appello di Palermo hanno confermato il verdetto, emesso 2 anni fa dal tribunale di Agrigento, con cui erano stati inflitti 6 anni e 6 mesi di reclusione a Francesco Nocera, 53 anni, e alla compagna Irene Salvatrice Infuso, 40 anni, di Campobello di Licata.
I due imputati (difesi dall’avvocato Lillo Fiorello) avrebbero costretto con la violenza un’anziana che li aveva ingaggiati come badanti a svuotare il conto corrente con un saldo di 148mila euro, svincolare dei buoni fruttiferi e, persino, intestargli un appartamento. La vittima è un’ottantenne. I fatti si sono verificati, a più riprese, nel 2007.
L’approccio fra la donna e Nocera fu quasi casuale. Quando la sorella si ammalò ebbe bisogno di un autista per essere accompagnata da Campobello di Licata, dove abitava, all’ospedale Canicattì. Nocera, col quale c’era un rapporto di conoscenza, accettò l’incarico in cambio del compenso di 30 euro.
L’uomo a quel punto, secondo la ricostruzione della vicenda, avrebbe presentato la propria compagna alla donna e i due si sarebbero offerti di aiutare le anziane pagando le bollette e sbrigando le altre commissioni quotidiane. Nocera e la compagna avrebbero sequestrato in casa la sorella malata legandola a una sedia e minacciando che l’avrebbero uccisa se non fosse stata assecondata la loro richiesta.
E così l’anziana, mentre la sorella era in casa insieme a Nocera, sarebbe andata in banca insieme a Irene Infuso che fu presentata agli impiegati della filiale come nipote attribuendole il potere di prelievo. La donna in pochi giorni avrebbe fatto sparire 148mila euro e nei giorni successivi avrebbe minacciato l’anziana per costringerla a svincolare altri buoni fruttiferi postali. Ma non solo: l’ottantenne sarebbe stata costretta ad andare dal notaio e vendere la casa a Nocera.