Lo avevo scartato. Non mi interessa, avevo detto. Il pregiudizio (che non mi appartiene) mi aveva fatto accantonare la visione di Supersex la serie Tv in 7 puntate visibile su Netflix dallo scorso 6 marzo, liberamente ispirata alla vita di Rocco Siffredi. Poi, rotti gli indugi mi sono detta, guardala e poi giudica. In fondo di mestiere faccio quello, dico cosa sia bello e cosa no, e ovviamente, perché.
Di Rocco Tano, in arte Siffredi ho sempre saputo molto poco per cui, questa serie mi ha trasportata all’interno di un mondo che – ve lo assicuro – non è fatto solo di sesso. Perché la vita del pornodivo più famoso di sempre, non è stata all’insegna solo di quello, ma di emozioni forti, di dettagli di vita sempre borderline, di scelte, di personalità (ne ha avuta e ne ha tanta), per affrontare quella esistenza che è vera ma che sembra davvero essere uscita da un film. Siffredi dichiara che in questa serie è quasi tutto vero e dunque lo è anche quel pugno nello stomaco che ti arriva in alcuni episodi, così come la commozione che arriva quando si sottolinea la forza di alcuni legami che sono più forti di tutto, anche della vita stessa.
Intorno a Rocco Tano, bambino, c’è tutto un mondo che pulsa, una dimensione fatta di desiderio, fantasia, e supereroi. Primo tra tutti Tommaso, fratellastro amato da sempre e per sempre da Rocco che lo vede proprio come un mito, volendo diventare come lui. E poi gli altri suoi fratelli, tra cui Claudio, fragile e amatissimo dalla loro mamma.
Ortona, in Abruzzo è il luogo dove tutto inizia e dove a tratti alcune cose finiscono; è lì che Rocco scopre non solo il sesso, ma anche di avere un superpotere tra le gambe. È li che incomincia a desiderare. Desidera Lucia, fidanzata di Tommaso, la prima che gli dedicherà uno sguardo, quello che permetterà a Rocco per tutta la vita di reggere lo sguardo delle donne, di tutte le donne, quelle che saranno solo carne, che saranno solo desiderio ma anche di quelle che di lui si innamoreranno.
Serie Tv che si divide in step, non trascurando mai la descrizione approfondita dei personaggi attraverso flashback e flash forward, e poi i luoghi, partendo da quelli dell’infanzia sino a Parigi, dove Rocco scoprirà di poter diventare un divo, e poi Budapest dove scoprirà di poter amare, dove dirà la parola “ti amo” per la prima volta alla sua Rosa, incontrata sul set ma poi divenuta colei che gli ha permesso di distinguere il sesso dall’amore, che gli ha consegnato la possibiltà di diventare padre e compagno di vita. Ma tutto questo dopo cadute e trionfi, dopo amplessi e infiniti successi.
La serie racconta dell’ascesa del pornodivo, ma è fatta in maniera assolutamente empatica, e per assurdo il sesso, raccontato per immagini in maniera adeguata affinché la visione possa essere consentita ai maggiori di anni 16, è marginale rispetto ad una vita costellata di eventi che delineano proprio un uomo per nulla comune.
Francesca Manieri che ha scritto la serie e Matteo Rovere che ha diretto hanno fatto un lavoro minuzioso ed efficace.
Parigi è un luogo diverso da come lo conoscono i turisti; è i suoi night club dove si consuma il sesso libero, è Pigalle dove Lucia, la moglie del fratello si prostituisce, è il luogo che lo consacra divo del porno. Jasmine Trinca meravigliosa nel ruolo di colei che prova a salvare Tommaso, prima ancora di salvare sé stessa, che mette al mondo un figlio che potrebbe essere di chiunque ma che terrà perché sa che quel bambino potrebbe salvare Tommaso, chiuso nel giro del malaffare, che si vuole fare del male, incapace di rispondere a quei sentimenti autentici che lo legano a coloro che gli vogliono bene, malgrado tutto.
Nella serie sono descritti benissimo anche i personaggi intorno a Rocco Siffredi. Riccardo Schicchi, Gabriel Pontello manager e mentore di Rocco e poi Moana Pozzi, figura “maneggiata con cura” e rispetto.
Il desiderio incontrollabile, motore di una intera carriera si incarna in due attori bravissimi, Saul Nanni che fa Rocco diciannovenne e Alessandro Borghi completamente disinvolto davanti alla cinepresa che ripropone il sesso per come era concepito negli anni ’80 e ’90 quando il fantasma dell’Aids aleggiava sul mondo del porno. Borghi, che ha studiato tantissimo il personaggio non solo fisicamente ma anche caratterialmente, è capace di raccontare un viaggio madido di eventi e di sfaccettature che all’occhio dello spettatore è assolutamente credibile.
Questa serie non è una serie sulla pornografia. Ovvio c’è tanto sesso, c’è nudità, c’è l’immagine del corpo femminile come oggetto di desiderio sia per chi vi recita, ma anche per chi di quei film fruisce. È proprio quella dimensione in cui la donna viene collocata, che ad oggi mette quasi in imbarazzo. Quindi la condizione, non la scena di sesso in sé.
Rocco è tutto, sa essere tutto. Sa essere pornodivo, ma anche fratello, figlio amorevole, uomo capace di gestire alcune situazioni difficilissime senza mai perdere il filo della sua esistenza, malgrado i momenti in cui capisce che qualcosa va riscritta in una vita in cui sembra non potersi allontanare mai da quel mondo che è tutto il suo mondo.
Rocco Siffredi non è solo quel pene che usa per far godere un mondo che lo acclama, ma è anche un racconto che affonda in un cuore che è capace di emozioni forti, profonde, e che arrivano intatte allo spettatore.
Il rapporto con sua madre, con i suoi fratelli, con le donne che sfiorano la sua vita senza afferrarla.
Rocco Siffredi in tutte le tappe della sua vita; Rocco che nella sua carriera lavora per altri, poi fa i film da sé, diventa produttore, è un uomo amato, anche quando pensa di non meritarlo. Ma l’amore arriva quando tutto è pronto e allora anche per lui giunge il momento in cui riesce a conciliare il sesso con la vita vera, fatta anche di sesso, che però attraverso il sentimento rimette tutto a posto, dando senso a tutto.
Il bello della serie è che non vuole idolatrare nessuno, non vuole insegnare nulla, non vuole sottolineare il riscatto al femminile. Indugia ovviamente su corpi nudi che non conoscono vergona, e lo fa senza nessun tabù, ma lo fa anche con luci giuste, ambientazioni perfettamente ricostruite.
C’è il sesso raccontato nella maniera sporca, perversa, ma c’è anche il racconto di desideri, legami, amori fraterni, amori sussurrati e taciuti e quelli non corrisposti. Perché sono tante le donne che sono rimaste incantate da Rocco ma che non sono riuscite a trovare un riscontro nell’amore provato.
Ho trovato Borghi bravissimo, adeguato, disinvolto, appassionato, magnetico, capace di raccontare quel magnetismo leggendario di Siffredi; È sua anche la voce fuori campo, che racconta quello che accade ma anche le fragilità e le emozioni (tante) dei protagonisti.
Molto bravo anche Adriano Giannini, che mette in scena tutti i tormenti di un uomo buono, affezionatissimo a Rocco, che distrugge tutto, perché consapevole di una verità (che non spoilero) che pesa fortissimo su un cuore che prima o poi si rompe.
Mi viene da dire che al pubblico serviva questa serie perché a volte pensiamo di sapere e di poter giudicare, ed invece davanti ad alcune scoperte restiamo muti.