Da Roma i poteri speciali a Schifani per la gestione del sistema rifiuti in Sicilia: obiettivo prioritario è la costruzione dei termovalorizzatori di ultima generazione e con recupero energetico.
Adesso dovrebbe trattarsi davvero non di effetti speciali ma di poteri speciali e concreti: la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, li ha assegnati al presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani. E gli ha soprattutto raccomandato: “Procedi con i termovalorizzatori”. Attualmente la Sicilia è ultima in Italia per raccolta differenziata e prima per rifiuti smaltiti in discarica. Esporta la propria spazzatura nel resto d’Italia e all’estero, come in Danimarca, e paga, anzi pagano i cittadini siciliani. E poi i rifiuti dei siciliani sono termovalorizzati altrove e producono energia. Ecco il paradosso a cui, da adesso in poi, con i “poteri speciali” a Schifani, si tenterà di rimediare. A tal fine nella tasca di Renato vi sono al momento 800 milioni di euro e due anni di tempo, prorogabili, per costruire i termovalorizzatori e affrancarsi dalla schiavitù delle discariche.
Nel decreto che lo ha nominato commissario con poteri speciali si legge testualmente che: “Debba occuparsi di tutta la rete impiantistica, di ridurre la movimentazione dei rifiuti e adottare metodi e tecnologie per proteggere l’ambiente e la salute pubblica”. Quali sono in sintesi tali poteri speciali? Schifani emetterà direttamente le ordinanze per eseguire i progetti. Scavalcherà autorizzazioni, pareri, visti e nulla osta che ordinariamente sono necessari per l’avvio o la prosecuzione dei lavori. Gli unici da ottenere sono solo i pareri relativi alla tutela ambientale o dei beni culturali e paesaggistici. Poi aggiornerà in autonomia il Piano regionale per la gestione dei rifiuti. Ed è nel Piano che da Roma hanno imposto a Schifani di puntare senza esitazione verso i termovalorizzatori di ultima generazione capaci di produrre energia. Infatti, ancora nel decreto di nomina si legge che: “Il Piano da aggiornare dovrà comprendere, valutato il reale fabbisogno, la realizzazione e la localizzazione di nuovi impianti di termovalorizzazione di rifiuti il cui processo di combustione garantisca un elevato livello di recupero energetico”.
La Sicilia è maglia nera della raccolta differenziata: 51,5 per cento nel 2022, quattro punti in più rispetto al 2021. Palermo, col 35, e Catania, con il 47 per cento, sono le peggiori. Ecco perché la regione è aggrappata alle discariche. Nel 2022 le dieci discariche dell’isola hanno ricevuto 900 mila tonnellate di rifiuti, il 48 per cento del totale. E i costi di smaltimento in discarica sono alle stelle, tanto che l’Anci, l’Associazione dei Comuni, ha appena presentato un esposto all’Antitrust. E il presidente, Paolo Amenta, ha denunciato: “I prezzi praticati in Sicilia sul trattamento, conferimento in discarica, selezione e compostaggio, sono abbondantemente superiori rispetto a quelli praticati nel resto d’Italia. Siamo, di fatto, al paradosso: nella nostra Isola un chilo di rifiuti indifferenziati in discarica costa 0,38 centesimi, mentre un chilo di arance ne costa 0,40. Paghiamo cioè la spazzatura quasi come il cibo che mangiamo”.