Terremoto nella Fondazione Agrigento Capitale Italiana della Cultura? Quando al peggio non c’è mai fine. Ma poi non lamentiamoci però…

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L’unica certezza che possiamo dare ai nostri lettori è l’incertezza (scusate il gioco di parole) che ruota in queste ore attorno alla Fondazione “Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025”.

Ci sono movimenti, attualmente sottobanco, la cui natura, però, e molto più che assordante. Tra incertezze e poca fiducia sembrerebbe che la Fondazione nelle prossime ore dovrebbe subire un cambiamento, forse solo apicale o forse anche rivoluzionario.

Attenzione, è doveroso precisare come la questione sia solo ed esclusivamente politica e non di altra natura. Nulla o poco c’entra l’attività svolta fin qui da parte della Fondazione anche se a far discutere certamente sono alcune figure presenti nel Consiglio e non certo quella del presidente Giacomo Minio e per il quale temiamo possa fare la fine di un qualsiasi allenatore quando la squadra non gira: l’esonero.

Ed in questo caso sarebbe davvero un disastro. La pedina che ha in mente il presidente della Regione Renato Schifani si spera, se tutto andrà maledettamente come previsto, sia quantomeno uguale a quella del prof. Giacomo Minio, persona giusta messa al posto giusto e senza tanto politichese.

Aspettiamo gli eventi. In queste ore spasmodiche tra Roma e Palermo c’è un lungo filo telefonico attraverso il quale si sente di più gridare e imprecare che promuovere e costruire.

E questo fa male a tutti. Si, a tutti. Ogni circostanza e qualsiasi fatto che ruota negativamente attorno ad Agrigento Capitale è come dare il Viagra ai quattro detrattori miseri agrigentini che non aspettano altro, non potendo ormai più provare orgasmo sessuale da tanto tempo, non aspettano altro che godere… in questo modo.

E chi si contenta, gode…

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