Il Tribunale di Sorveglianza concede la riabilitazione penale all’ex presidente della Regione, Totò Cuffaro, che non sarà però candidabile se non tra sette anni. I dettagli.
La riabilitazione penale, di cui all’articolo 178 del codice penale, nell’ordinamento giuridico italiano indica l’attività che consente alla persona condannata, che ha manifestato sicuri segni di ravvedimento, di ottenere l’estinzione degli effetti penali della condanna e delle pene accessorie. Dunque, la riabilitazione, eliminando le conseguenze penali residue, consente al reo di riacquistare la capacità giuridica toltagli dalla condanna. Ebbene, il Tribunale di Sorveglianza di Palermo ha concesso la riabilitazione all’ex presidente della Regione Siciliana, Totò Cuffaro, dalle due condanne da lui subite. Una negli anni ’90, per diffamazione nei confronti di un magistrato, Francesco Taurisano. E l’altra, nel 2011, per favoreggiamento aggravato dall’avere agevolato Cosa Nostra. I giudici, pur ravvisando e condividendo il percorso di ravvedimento di Cuffaro, difeso dall’avvocato Marcello Montalbano, hanno però applicato una norma della legge numero 3 del 2019 cosiddetta “Spazzacorrotti”, che impedisce a Cuffaro di candidarsi poiché la condanna, scontata in carcere dal 22 gennaio 2011 al 13 dicembre 2015, comprende anche la pena accessoria dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Dovranno trascorrere 7 anni dalla data del provvedimento odierno di riabilitazione, e poi Cuffaro sarà legittimato a candidarsi. Tuttavia la sua difesa è impegnata a valutare la presentazione di un’opposizione allo stesso Tribunale di Sorveglianza, perché rileva che l’applicazione della norma della “Spazzacorrotti”, entrata in vigore nel 2019 dopo la condanna e lo sconto della pena di Cuffaro, non è retroattiva e dunque non è applicabile ad avvenimenti precedenti alla sua entrata in vigore. Nel frattempo, Cuffaro si occupa di politica ed è il commissario della Nuova Democrazia Cristiana, da lui fondata, che ha ottenuto voti ed eletti sia al Consiglio comunale di Palermo che all’Assemblea Regionale Siciliana. I giudici del Tribunale di Sorveglianza nel provvedimento di riabilitazione tra l’altro scrivono: “Cuffaro, oltre ad avere scontato la pena, ha ritenuto di manifestare pubblicamente la presa di distanza dal fenomeno mafioso, dichiarando che: ‘la mafia è una cosa che fa schifo. Lo continuo a dire perché quando l’ho detto qualcuno ha riso sopra, ma la mafia fa schifo ed è il più grande cancro che abbiamo in Sicilia”. E poi aggiungono: “L’ex governatore, inoltre, ha allegato alla sua istanza una notevole mole di documenti da cui emerge un’importante e continuativa dedizione ad attività di volontariato e partecipazione a numerose iniziative legalitarie in difesa dei diritti dei detenuti”. E a tal proposito i magistrati citano i viaggi di Cuffaro in Burundi, nell’ospedale “Ibitaro Cimpaye Sicilia”, avviato dalla Fondazione “San Raffaele Giglio” di Cefalù, dove, anche da medico, ha offerto alla comunità locale le proprie capacità organizzative e sanitarie al fine di favorire un più ampio progetto di assistenza. E poi si riferiscono alle raccolte di fondi per altre iniziative sociali nel Burundi e nel Niger”. E poi ancora aggiungono: “Cuffaro ha scritto tre romanzi col dichiarato intento di devolvere i proventi delle vendite a sostegno dello sviluppo di progetti di recupero a vantaggio dei detenuti nonché per la cura della sclerosi multipla”. Infine il Tribunale conclude: “Diamo atto a Cuffaro di avere pagato tutte le spese processuali e di mantenimento in carcere, e di avere versato alla Regione Sicilia i 158.338 euro a titolo risarcitorio che gli aveva imposto la Corte dei Conti”. Totò Cuffaro commenta: “Sono riabilitato, dal punto di vista penale, ma non potrò candidarmi. Ho più volte affermato che comunque non mi sarei più candidato. Ed è per me importante sapere però che oggi, per la società e per la giustizia in cui ho sempre creduto, sono, dal punto di vista penale, riabilitato”.
Angelo Ruoppolo (Teleacras)