Proseguono le arringhe difensive al processo d’Appello sulla presunta trattativa tra Stato e mafia all’epoca delle stragi. L’intervento del difensore di Marcello Dell’Utri.
Lo scorso 7 giugno, al processo di secondo grado in corso innanzi alla Corte d’Assise d’Appello di Palermo nell’ambito dell’inchiesta sulla presunta “trattativa” tra Stato e mafia all’epoca delle stragi, la Procura Generale, a conclusione della requisitoria, ha invocato la conferma delle condanne inflitte in primo grado il 20 aprile del 2018. E dunque, tra gli altri, 12 anni di reclusione a carico dell’ex senatore, Marcello Dell’Utri. Ebbene, adesso, nell’aula bunker del carcere “Pagliarelli” a Palermo, a difesa di Dell’Utri è intervenuto l’avvocato Francesco Centonze, che, tra l’altro, ha affermato: “Siamo di fronte all’eterno ritorno dell’uguale: si possono fare processi penali cambiando la storia, gli attori e le fonti? In questo processo riecco il concorso esterno e il patto politico – mafioso per cui Marcello Dell’Utri è già stato assolto. Di fatto sono 25 anni di processi in cui si ritorna al punto di partenza”. Poi, in riferimento alla sentenza di condanna emessa in primo grado dalla Corte d’Assise, l’avvocato Centonze, rivolgendosi ai giudici, ha proseguito così: “La sentenza di condanna di primo grado è il peggior prodotto del nostro sistema giudiziario perché arriva a una conclusione sganciata da ciò che l’istruttoria dibattimentale ha raggiunto. Quando potremo sentire l’orgoglio di un sistema giudiziario che guarda alle prove e non al libero convincimento dei giudici? Quando potremo essere orgogliosi di un sistema che guarda alla Costituzione come limite, e che disapprova pubblici ministeri che continuano a rendere interviste anche in costanza del processo di secondo grado?”. E poi, nel merito delle finalità della presunta trattativa, l’avvocato ha eccepito: “Non è dimostrato in alcun modo, da nessuno, che dal versante governativo, nel corso di questi 25 anni di processi, ci sia stato un solo provvedimento legislativo, una norma, un codicillo varato dal governo Berlusconi favorevole a Cosa Nostra. Anzi. Siamo solo di fronte a fake news che si ripropongono nel tempo, con cui si ritorna punto e a capo con la storia del concorso esterno. Secondo la Procura Generale, è Marcello Dell’Utri che riferisce ‘all’amico Silvio Berlusconi’ le pressioni che provengono dal ‘popolo’ della criminalità organizzata: insomma riecco di nuovo la storia del patto politico – mafioso avviato nel 1996 per cui Dell’Utri è stato processato e assolto”. E poi, ancora rivolgendosi ai giudici, Centonze ha concluso così: “Tenete da parte il vostro libero convincimento e considerate solo le prove e gli elementi oggettivi per giudicare. Non come fatto nella sentenza di primo grado, che parla di ragioni logico-fattuali, ovvero niente prove, cioè il libero convincimento. Così si entra nell’insondabile. C’è una Procura di questo Paese, Firenze, che lavora ad una storia diversa rispetto a quella del processo a Palermo sulla trattativa. Diversa ed incompatibile. Perché se, secondo quella Procura, Dell’Utri e Berlusconi sono concorrenti nell’ideazione delle stragi, allora dobbiamo prepararci ad un’altra narrazione. E davanti a noi avremo un altro capitolo, e magari diranno che si sono sbagliati, e che Dell’Utri non ha minacciato Berlusconi, ma insieme hanno organizzato le stragi. E’ questo il prologo di una narrazione nuova. E noi aspettiamo di vedere cosa accadrà. Nel frattempo crediamo che spetti a voi decidere, oggi su questo processo, alla luce delle carte e delle prove. Separando l’intimo convincimento da ciò che c’è nelle prove, oltre ogni ragionevole dubbio”.
Angelo Ruoppolo (Teleacras)