“Trattativa”, Riina col telefonino

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Prosegue a Palermo il processo di secondo grado sulla cosiddetta “Trattativa Stato – mafia”. Affrontato il giallo di Riina col telefonino a Rebibbia.

A Palermo, al processo di secondo grado sulla presunta “trattativa” tra Stato e mafia all’epoca delle stragi, la Corte d’Assise d’Appello, presieduta dal giudice Angelo Pellino, ha rievocato l’audizione dell’ex funzionario del Dap, il Dipartimento per l’amministrazione penitenziaria, Andrea Calabria, oggi presidente titolare della Corte d’Assise d’Appello di Roma. Nel corso dell’audizione di Calabria è stato affrontato il giallo, emerso da una informativa, secondo cui Totò Riina, nei giorni di agosto del 1993 sarebbe stato in possesso di un telefonino cellulare durante la sua detenzione nel carcere di Rebibbia a Roma. E’ stato lo stesso Andrea Calabria a raccontare dell’esistenza di una segnalazione riservata del ministro dell’Interno, con una nota del Capo della Polizia, in cui si è ipotizzato che Riina, con l’aiuto di alcuni agenti penitenziari, avesse a disposizione un telefonino per parlare con l’esterno. E, appresa la segnalazione, Andrea Calabria relazionò sulla necessità di trasferire Riina dal carcere di Roma. La Procura Generale, tramite i sostituti Giuseppe Fici e Sergio Barbiera, ha scavato tra gli archivi e ha trovato un appunto datato 24 ottobre del 1993. E nell’appunto si legge che i primi di agosto del ‘93 Riina è stato visto telefonare servendosi di un apparecchio cellulare reso a disposizione da quattro agenti penitenziari che hanno ammesso di avere intascato 40 milioni di lire a testa. E per non pubblicizzare la vicenda, i quattro agenti sarebbero stati trasferiti omettendo la denuncia all’autorità giudiziaria di quanto accaduto. Ebbene, adesso la i magistrati impegnati nel dibattimento hanno ascoltato in aula i funzionari del Servizio di intelligence Maurizio Navarra e Franco Battaglini, autore dell’appunto in questione. Navarra, a proposito dell’appunto, ha dichiarato: “Una cosa del genere fa rumore oggi, figuriamoci all’epoca. Me lo dovrei ricordare per forza. Quello che vedo è un foglio non classificato che potrebbe essere stato scritto da chiunque. Escludo che un documento del genere possa essere passato dal mio tavolo. Viceversa ci sarebbe una lettera di trasmissione a mia firma al direttore del Servizio. Mancando la protocollazione questo appunto potrebbe averlo scritto chiunque ed infilarlo nella corrispondenza”. Invece, Franco Battaglini ha dichiarato: “Confermo di avere redatto io questo appunto appreso da fonte confidenziale. Nel 1994 sono stato convocato dalla Procura di Roma che indagava sulla vicenda. Era stata la Direzione del Servizio di intelligence, sollecitata dalla Procura, a dire che ero io l’autore dell’appunto. All’epoca opposi il segreto di Stato sulla fonte e poi non ho saputo più nulla. La fonte non avrebbe appreso in maniera diretta della vicenda, ma sarebbe stata una voce. Ha sentito una voce d’ambiente può significare molte cose. Può avere raccolto un’informazione da un detenuto o da un collega attraverso un colloquio informale. Come faccio a dirlo?” Prossima udienza il 26 giugno con altre audizioni.

(Angelo Ruoppolo Teleacras)

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