Prima udienza in Appello del processo sulla presunta trattativa tra Stato e mafia all’epoca delle stragi. La difesa di Dell’Utri cita Berlusconi come testimone.
Un anno addietro, il 20 aprile del 2018, il processo di primo grado sulla presunta “trattativa” tra Stato e mafia all’epoca delle stragi tra il 1992 e il 94 si è concluso a Palermo, nell’aula bunker dell’Ucciardone, innanzi alla Corte d’Assise presieduta dal giudice Alfredo Montalto, che ha impiegato quasi 7 minuti per leggere la sentenza. Leoluca Bagarella, cognato di Totò Riina, e unico corleonese storico in vita dopo la morte di Provenzano e Riina, è stato condannato a 28 anni di carcere.
Poi 12 anni sono stati inflitti all’ex comandante del Ros dei Carabinieri, il generale Mario Mori, già a capo del servizio segreto civile. E 12 anni ciascuno anche ad un altro ex Carabiniere in servizio al Ros a cavallo del periodo di tempo incriminato, il generale Antonio Subranni, al medico mafioso Antonino Cinà, e poi all’ex senatore di Forza Italia, Marcello Dell’Utri, che attualmente sconta la condanna a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Poi 8 anni di reclusione a carico del colonnello, all’epoca capitano del Ros, Giuseppe De Donno. E poi, a fronte di una richiesta di condanna a 6 anni, è stato assolto, “perché il fatto non sussiste”, l’ex ministro dell’Interno, Nicola Mancino, imputato di falsa testimonianza. E poi nulla per Giovanni Brusca, perché, con gli sconti di pena a favore dei collaboratori, il reato contestato, ossia minaccia e violenza a Corpo politico dello Stato, è prescritto. E prescrizione è intervenuta anche per il reato contestato a Massimo Ciancimino, il concorso esterno alla mafia, perché risalente a non oltre il gennaio 1993. Però Ciancimino è stato condannato a 8 anni per calunnia a danno dell’ex capo della Polizia, Gianni De Gennaro. Adesso, un anno dopo, è iniziato il processo d’Appello, subito con vivacità già dalla prima udienza. Infatti, il difensore di Marcello Dell’Utri, l’avvocato Francesco Centonze, ha chiesto la riapertura del dibattimento con la citazione a deporre di un testimone d’eccezione: l’ex presidente del Consiglio e leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi. Nelle motivazioni della sentenza di primo grado, il presidente della Corte d’Assise, Alfredo Montalto, e la giudice a latere, Stefania Brambille, scrivono: “Con l’apertura alle esigenze dell’associazione mafiosa Cosa nostra, manifestata da Marcello Dell’Utri nella sua funzione di intermediario dell’imprenditore Silvio Berlusconi nel frattempo sceso in campo in vista delle politiche del 1994, si rafforza il proposito criminoso dei vertici mafiosi di proseguire con la strategia ricattatoria iniziata da Riina nel 1992”. E in ragione di ciò, l’avvocato Centonze, difensore di Dell’Utri, nel citare Berlusconi come testimone, ha spiegato: “Berlusconi, che, come si legge nelle motivazioni, pagò Cosa nostra fino al 1994, vittima della minaccia stragista rivolta da Cosa nostra allo Stato per il tramite di Dell’Utri, non è mai stato sentito in aula e nemmeno durante la fase d’indagine. E’ una circostanza che andrebbe sanata essendo l’esame di Berlusconi una logica conseguenza della qualifica di persona offesa attribuita allo stesso Berlusconi nella sentenza impugnata in quanto destinatario finale della ‘pressione o dei tentativi di pressione’ di Cosa nostra”. E nel frattempo, in occasione del debutto del processo di secondo grado, l’imputato Massimo Ciancimino non si è presentato, nemmeno in videoconferenza. Il suo difensore, l’avvocato Roberto D’Agostino, si è rivolto così alla Corte presieduta dal giudice Angelo Pellino: “Il mio assistito, Massimo Ciancimino, è stato colpito da ictus cerebrale il 16 marzo scorso. È caduto nella sua stanza nel carcere di Regina Coeli perdendo l’orientamento. Ha una emiparesi sul lato sinistro. Non riesce a rendersi conto della situazione processuale che lo riguarda”. L’avvocato D’Agostino ha depositato la cartella clinica. Dal carcere romano, invece, secondo quanto riferito dalla Corte, Massimo Ciancimino è in grado di partecipare all’udienza.
Angelo Ruoppolo (Teleacras)