- Ci sono tre agrigentini tra le 17 persone raggiunte da misura cautelare nell’ambito dell’operazione “Gallodoro” che ha decapitato il mandamento mafioso di Mussomeli e stroncato un fiorente traffico di sostanze stupefacenti.
I tre agrigentini sono Domenico Avarello, 39 anni di Canicattì con precedenti per stupefacenti; Antonino Lattuca, 38 anni di Agrigento ma residente a Campofranco con precedenti per danneggiamento e stupefacenti (ai domiciliari) e Domenico Mangiapane, 40 anni di Cammarata, dirigente della squadra Kamarat colpito da raspo nel 2014 quando prese a pugni un dirigente della squadra avversaria (campionato di Eccellenza) del San Sebastiano (obbligo di presentazione alla pg) tutti accusati di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.
Tutto è avvenuto stamattina quando i Carabinieri del Ros, in Caltanissetta e in altre parti del territorio nazionale, con il supporto in fase di esecuzione di militari dei comandi provinciali di Caltanissetta e Agrigento, hanno dato esecuzione ad un provvedimento di custodia cautelare emesso dal Gip presso il locale Tribunale, su richiesta della Procura della Repubblica di Caltanissetta – Direzione distrettuale antimafia, a carico di 17 persone, alcune delle quali già detenute per altri fatti, ritenute a vario titolo responsabili di associazione per delinquere di tipo mafioso, omicidio, estorsioni, reati concernenti le armi, rapina e associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, aggravati ai sensi dell’art. 416 bis.1 c.p.
Il provvedimento cautelare colpisce gli appartenenti alle famiglie mafiose ricadenti nel mandamento di Mussomeli (composto dalle famiglie di Campofranco, Montedoro, Serradifalco, Sutera, Bompensiere, oltre che quella di Mussomeli).
L’articolata attività investigativa, naturale prosecuzione di quelle che nel tempo avevano visto impegnato il ros nell’area del “Vallone”, ha avuto in Domenico Vaccaro, Calogero Modica Claudio Rino, Di Leo e Antonio Calogero Grizzanti i principali indagati.
L’ampio monitoraggio fatto di pedinamenti ed intercettazioni avviato proprio nei confronti del Di Leo, legato da vincoli di parentela a Domenico Vaccaro e già condannato per 416 bis nell’ambito dell’operazione “Urano”, ha permesso non solo di confermarne lo spessore criminale all’interno della famiglia di Campofranco e la disponibilità di armi ma anche di documentare la fiorente attività di spaccio compiuta dal sodalizio dallo stesso diretto nei territori di Campofranco, Mussomeli e Vallelunga Pratameno con canali di approvvigionamento nel palermitano (attraverso Francesco Pollara) e a San Cataldo (attraverso contatti con Vincenzo Scalzo e Calogero Maurizio Di Vita).
La determinazione a portare avanti le condotte criminali da parte de Di Leo emergeva in tutta la sua spregiudicatezza il 30.05.2012 allorquando, avendo la necessità di reperire il denaro necessario all’acquisto di una partita di droga, egli non esitava a compiere insieme a Francesco Pollara ed altri complici rimasti ignoti una rapina ai danni della filiale della Banca di Credito Cooperativo Toniolo di Campofranco che fruttava un bottino di 18.000 euro.
Le indagini avevano avuto un rilevante sviluppo a seguito dell’avvio della collaborazione con la giustizia di Maurizio Carruba, uomo d’onore e già rappresentante della famiglia di Campofranco, arrestato nell’aprile 2011 a seguito dell’operazione del Ros “Grande Vallone”.
Grazie all’enorme patrimonio di conoscenze in suo possesso, era stato possibile non solo attualizzare e riscontrare le dichiarazioni rese nel tempo da altri collaboratori ma anche fare luce su diversi episodi estorsivi, di alcuni dei quali egli si autoaccusava, ai danni di imprenditori edili, confermare il ruolo di vertice rivestito in seno alla famiglia di Campofranco da Calogero Modica e definire le singole responsabilità in riferimento all’omicidio di Gaetano Falcone (compiuto a Montedoro il 13.06.1998).
In particolare, attraverso la puntuale attività di riscontro e incrocio delle dichiarazioni rese anche da altri collaboratori era possibile ricostruire il ruolo di mandante di Domenico Vaccaro che, attraverso l’eliminazione di Falcone, non solo voleva vendicare la morte del fratello Lorenzo e di Calogero Carruba ma anche prevenire una possibile azione nei suoi confronti progettata da soggetti appartenenti ad una corrente di Cosa Nostra contrapposta alla sua che volevano scalzarlo dal vertice della provincia mafiosa di Caltanissetta di cui Falcone era espressione.
Per portare a termine il suo progetto Carruba si era avvalso della collaborazione di Nicolò Falcone (il quale, all’epoca rappresentate della famiglia di Montedoro, di cui faceva parte Gaetano Falcone aveva dato il suo assenso all’uccisione di quest’ultimo), di Antonio Tusa e Giuseppe Modica che, non solo avevano individuato gli esecutori dell’omicidio di Lorenzo Vaccaro e Calogero Carruba, ma anche pianificato in ogni dettaglio l’azione di vendetta poi portata a termine da Angelo Schillaci e Maurizio Carruba.
Gli arrestati ristretti in carcere sono: Claudio Rino Di Leo, 58 anni di Campofranco (associazione a delinquere di tipo mafioso, associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, tentata estorsione, rapina, reati concernenti le armi; Calogero Maurizio Di Vita, 50 anni, di San Cataldo (associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti); Antonio Calogero Grizzanti, 63 anni di Sutera (due estorsioni); Giuseppe Modica, 57 anni di Campofranco (omicidio, reati concernenti le armi); Francesco Pollara, 40 anni di Palermo (associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti); Vincenzo Scalzo, 56 anni di San Cataldo (associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti); Angelo Schillaci, 57 anni, di Campofranco (omicidio, reati concernenti le armi); Antonino Tusa, 51 anni di Catania (omicidio, reati concernenti le armi); Domenico Vaccaro, 65 anni di Campofranco (omicidio, reati concernenti le armi);
Gli arrestati posti ai domiciliari sono: Domenico Avarello, 39 anni di Canicattì (associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti); Nicolò Falcone, 71 anni di Montedoro (omicidio, reati concernenti le armi); Salvuccio Favata, 44 anni di Mussomeli (associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti); Antonino Lattuca, 38 anni di Agrigento (associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti); Calogero Modica, 76 anni di Campofranco (associazione a delinquere di tipo mafioso, estorsione);
I destinatari dell’obbligo di presentazione alla P.G. sono: Alexander Giulio Lattuca, 25 anni di Mussomeli (associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti); Domenico Mangiapane , 40 anni di Cammarata (associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti); Giovanni Siragusa, 36 anni di Mussomeli (associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti).