Si è tenuto giovedì scorso a Genova, in occasione della 40ª Assemblea annuale dell’ANCI presso la Fiera di Genova, una tavola rotonda di grande risonanza: “Capitale italiana della cultura: esperienze e racconti”. L’evento è stato organizzato dal Servizio VI “Eventi, mostre e manifestazioni” del Segretariato generale del Ministero della Cultura, in collaborazione con la Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali.
L’incontro è stato un momento di riflessione sul percorso che ha portato Agrigento a fregiarsi del prestigioso titolo il 31 marzo scorso, nella sala Spadolini al MIC. L’obiettivo principale dell’incontro era diffondere ulteriormente la conoscenza del progetto “Capitale italiana della cultura”, valutare il suo impatto a quasi dieci anni dalla sua istituzione e mettere in luce le straordinarie opportunità che ha aperto per lo sviluppo territoriale delle città italiane attraverso l’arte e la cultura, fungendo da catalizzatore per l’innovazione sociale e urbana.
L’Assemblea annuale dell’ANCI è stata la cornice ideale per questo evento, offrendo l’opportunità di coinvolgere un vasto pubblico di sindaci e amministratori locali, che rappresentano i principali attori di questo progetto. La tavola rotonda è stata strutturata come un dialogo aperto tra illustri relatori e rappresentanti istituzionali. Tra i relatori, Francesca Saccone, Dirigente del Servizio VI Segretariato generale del Ministero, ha aperto i lavori, seguita dai saluti del sindaco di Genova, Marco Bucci, dall’Assessore all’Urbanistica, Demanio Marittimo, e dall’Assessore allo Sviluppo Economico, Mario Mascia.
La moderazione è stata affidata al giornalista RAI Giancarlo Loquenzi. La tavola rotonda si è suddivisa in due sessioni: la prima ha focalizzato l’attenzione sul bilancio dell’iniziativa “Capitale italiana della cultura”, con interventi dei rappresentanti delle città insignite del titolo. Tra i partecipanti, i sindaci Laura Castelletti di Brescia e Giorgio Gori di Bergamo (Capitale 2023), Daniele Vimini vicesindaco di Pesaro (Capitale 2024), Francesco Miccichè di Agrigento (Capitale 2025) e Rodolfo Ziberna di Gorizia, che ha illustrato il processo di costruzione della città Capitale europea della cultura per il 2025. Si è aperta così una riflessione sugli effetti a lungo termine per le città vincitrici, in termini di sviluppo economico, turistico e di partecipazione attiva della cittadinanza.
La seconda sessione è stata dedicata all’esperienza di “Cantiere Città”, un’iniziativa promossa dal Servizio VI del Segretariato Generale in collaborazione con la Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali. Questo piano di “capacity building” mira a massimizzare l’impegno progettuale delle città finaliste, aiutandole nella realizzazione dei progetti previsti durante la candidatura, anche se non hanno ottenuto il titolo. Hanno partecipato i protagonisti delle città finaliste che hanno portato a termine i progetti più significativi, tra cui Chioggia, Grosseto, Monte Sant’Angelo e Orvieto.
“Capitale italiana della cultura” ha preso vita nel 2014, a seguito della partecipazione delle città italiane alla competizione per il titolo di “Capitale europea della cultura” nel 2019. Da allora, l’iniziativa ha continuato a crescere, attirando un numero sempre maggiore di candidature da parte delle città italiane. I dossier progettuali, sempre più strutturati e articolati, hanno dimostrato la straordinaria vitalità progettuale delle città italiane nell\’ambito culturale e creativo.
Il Ministero della Cultura è stato presente all’ANCI anche con uno stand istituzionale, dove è stato possibile approfondire la procedura e i dettagli sul bando in corso per “Capitale italiana della cultura 2026” e sulle altre numerose iniziative del Ministero finalizzate allo sviluppo urbano, sociale, economico e territoriale delle città italiane.
Il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha sottolineato l’importanza di questo momento di confronto, che permette di far tesoro delle esperienze delle città vincitrici e finaliste degli anni passati. Ha inoltre ribadito quanto sia cruciale valorizzare il passato e la storia dell’Italia per il suo futuro. Ha concluso affermando: “Nessun’altra Nazione al mondo può vantare così tanti luoghi e città con la propria storia e identità, straordinariamente ricchi di beni culturali. Questa pluralità è una grande ricchezza che ci è stata trasmessa dalla storia e che è nostro dovere tutelare e valorizzare”.