“Vanessa”, ancora interventi

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Si susseguono gli interventi a difesa o contro il giudice che ha subito scarcerato l’assassino di Vanessa Zappalà ad Aci Trezza. I dettagli.

Il presidente dell’Ufficio del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Catania, Nunzio Sarpietro, ha appena difeso l’operato del collega Gip che, nonostante la Procura di Catania ne avesse chiesto la conferma dell’arresto ai domiciliari, ha subito scarcerato Antonino Sciuto, l’assassino, poi suicida, di Vanessa Zappalà, imponendogli solo il divieto di avvicinamento a lei entro i 200 metri. Il giudice Sarpietro, in sintesi, ha replicato che anche se fosse stato ai domiciliari avrebbe potuto evadere e commettere il delitto, che per le carcerazioni occorrono elementi gravi e il giudice ha agito secondo legge, e che comunque si tratta di avvenimenti imponderabili. Sarpietro ha rilanciato l’uso del braccialetto elettronico e anche di un dispositivo alla vittima dello stalking che segnali quando lo stalker viola il divieto di avvicinamento. Il Procuratore di Catania, Carmelo Zaccaro, ha invece rilevato la necessità di allestire dei Centri di riabilitazione degli stalker. A fronte di ciò, il padre di Vanessa, Carmelo Zappalà, ha controbattuto: “Con le leggi giuste si sarebbe potuto evitare l’omicidio di mia figlia, quelli che ci sono stati e quelli che verranno dopo, perché ancora ce ne saranno. Per queste persone ci deve essere una struttura dove chiuderli per curarli. Li devono recuperare perché hanno dei problemi. E se non ci riescono a curarli li tolgano dal giro, perché fanno solo danno. Il suo suicidio? Si è tolto dai piedi, e non può fare più danni. Anche se stanno per anni in carcere, se non li recuperi poi fanno quello che devono fare lo stesso. Ha tolto la vita a una ragazza di 26 anni, era una persona che non stava bene. E’ successo e purtroppo succederà sempre. La legge aveva già fatto il suo corso, ma forse non hanno capito le cose come stavano. Dopo il suo arresto non l’abbiamo visto e pensavamo fosse finita. Evidentemente nei due mesi successivi ha maturato la decisione di uccidere mia figlia e di uccidersi. Non mi piaceva tanto, ma all’inizio andava d’accordo con lei. Hanno convissuto per circa 8 mesi a casa mia e qualche problema c’è stato. Poi è finita ed è andato via dall’abitazione. Dopo botte e parolacce mia figlia a dicembre lo ha mollato. Lui tornava e piangeva perché voleva ritornare con lei: ma era un attore. Le cose sono progressivamente peggiorate. Stava sempre davanti casa nostra, mia figlia era ‘prigioniera’. La seguiva anche al panificio dove lei lavorava. Siamo andati anche a casa dei suoi genitori per chiarire delle cose, suo padre è una persona squisita e gli diceva che se la storia era finita doveva smetterla. Lui aveva le chiavi di casa, se ne era fatto una copia. Saliva nel sottotetto e ascoltava tutto quello che ci dicevamo e quello che diceva mia figlia. Una volta lo abbiamo scoperto là dentro assieme a un vicino di casa. E lui mi ha accusato di ‘coprire’ mia figlia. Sciuto per anni ha lavorato in un’impresa che si occupava di telefonia e potrebbe avere utilizzato la sua esperienza, con il Gps, per sapere sempre dove la sua ex si trovasse. Oppure, più semplicemente, la pedinava costantemente. Adesso devo solo rassegnarmi alla perdita di Vanessa”.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

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